untori
RENZO PROVINCIALI : FUTURISMO E ANARCHIA

RENZO
PROVINCIALI: NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA



Renzo Provinciali (Parma, 14 mar.1895-Roma, 2 ott.1981).


Anarchico e futurista, avvocato. Più volte incriminato; per vent’anni
(1912-1934) è “seguito” dalla polizia. A quattordici
anni, partecipa alla costituzione del Fascio anticlericale «F.Ferrer».


Nel 1914 (Parma), pubblica Alceste De Ambris nel suo disastro morale.
Requisitoria. Nel 1911 (29 mar.) scrive a Palazzeschi, per invitare Marinetti
a parlare al popolo presso la Camera del lavoro.

Organizza una manifestazione futurista a Parma, seguita dall’interessamento
di Marinetti col «Manifesto futurista ai cittadini di Parma»
dell’11 mag.1911. A giugno, Marinetti, su invito di T.Masotti, tiene
presso la C.d.L. di Parma il discorso «Bellezza e necessità
della violenza» .Provinciali crea un circolo futurista a Parma,
nel triennio ’11-’13, tramite il «Circolo libertario di
Studi Sociali». E’ il periodo dell’espulsione di Provinciali
dall’università. Sempre a Parma fonda “La Barricata”
(1 mag.’12-4 / 19 gen.’13), e “La Sferza” (22 nov.1913,
a.I, n.1). Col primo numero de “La Barricata” (1 mag. 1912),
pubblica la prima parte del manifesto ‘Anarchia e Futurismo’
che oggi ripubblichiamo (le altre tre, rispettivamente sui nn. 2 [15-31
mag.’12]; 3 [10-17 nov.’12] e suppl. a n.3[stessa data]). La
testata predisposta da Carrà, giunge solo al secondo numero. Pubblica
i versi futuristi Perù-Dinamite-Voli-Vita mea (1912). Dall’8
mar. al 21 giu.’13, coll. a “La Barricata” di Bologna.
Subì un processo per una serie di articoli antimilitaristi su “Rompete
le File”. Il 30 nov. 1913 il suo ritratto (di Silieri-su “La
Folla”) illustra un articolo su un altro processo per oltraggio a
mezzo stampa. Nel biennio 1914-15, collabora fittamente a “L’Avvenire
Anarchico” di Pisa. Nonostante l’allontanamento dalle scuole,
diviene avvocato e poi docente universitario a Parma e Roma (qui diviene
vice rettore).
Per qualche notizia in più, si veda: U.Sereni, Sindacalisti,
futuristi, anarchici e dannunziani nelle origini del Partito Comunista
a Parma
, in, Comunisti a Parma, (Parma 1986).
Alberto Ciampi

 


RENZO PROVINCIALI

FUTURISMO
E ANARCHIA

I
Camille Mouclair, il chiaro pubblicista francese, pubblicava tempo fa
ne “la depéche de Toulose” un accurato studio
sul Futurismo, in rapporto al giudizio e la critica del pubblico e a gli
attuali avvenimenti guerreschi.
E sono invero notevoli i criteri pronunciati dal Mouclair in questo suo
lungo articolo, denso di pensiero e vario di forma, ma incompleto e manchevole,
poiché egli ha appena sfiorato il punto, dirò così,
scabroso del Futurismo, cioè il punto di contatto con l’ideale
anarchico.
Dice il Mouclair:”il Futurismo sta costituendosi, trasformandosi,
in un vero partito, poichè va annettendosi delle idee politiche
e sociali
”. Ciò infatti è indiscutibilmente vero,
ma non è meno vero che il Futurismo non ha mai avuto una perfetta
apoliticità, che non si è mai ristretto in sole manifestazioni
artistiche, ma, uscendo dal confusionismo Marinettiano, ha assunto spesse
volte varie tinte politiche a seconda de gli avvenimenti e de gli uomini
che questi stessi avvenimenti promuovevano.
Quando Marinetti pubblicò il suo manifesto, che fu poi quello del
Futurismo, sul “Figaro” di Parigi, il 29 febbraio 1909,
egli certamente non aveva ciò preveduto, dimodoché il manifesto
futurista non fu che la vibrata, violenta, nuovissima espressione di giudizii
estetici e artistici “di un poeta giovane e delirante
come dice il Mouclair, di un grande poeta, aggiungo io.
Ma l’ora presente, l’ora critica del Futurismo, e due anni di
esperienza consigliano, impongono al Futurismo di tracciarsi una netta
e sicura linea di condotta in fatto di politica. Così tutte le
incertezze, tutti i dubbi, tutte le personcine pseudo-futuristiche saranno
eliminate e un più grande Futurismo sorgerà da questa purificazione.
Ma, e qui sta il busilli, su quale ideale politico potrà
ispirarsi al nuovo Futurismo? Già nel manifesto del futurismo,
Marinetti esaltava ad un tempo: ”la guerra, sola igiene del mondo,
il patriottismo, il militarismo, il gesto distruttore dei libertari, le
belle idee per cui si lotta e si muore
”.
Stridenti illogicità queste, dal punto di vista pratico e politico,
ma ugualmente esaltabili per un artista che ignora cosa sia la logica
e non bada che a l’estetica. E questo estetismo artistico può,
poteva essere compatito allora anche dal futurista anarchico, non ora
che da taluni futuristi queste esaltazioni estetiche sono state considerate
e valutate come esaltazioni pratiche e reali.
Perciò io credo, anzi sono sicuro, che occorra una spiegazione
tra le due interpretazioni non diverse, ma opposte che sono state accomunate
da l’oscura ed infelice esposizione d’un concetto artistico.
E’ possibile che ancora i futuristi anarchici, i sovversivi anche
in generale, possano ancora dividere la responsabilità de le esaltazioni
tripoline di Marinetti e di De-Maria ? No, certamente. Perciò in
questa sua ora critica il futurismo deve dichiararsi, deve definirsi lealmente
e nettamente, deve passare il suo Rubicone.

II
Esaminato questo punto ritorniamo alla nostra domanda.
Con quale ideale dovrà completarsi il Futurismo? Amo rispondere
con un’altra domanda: E’ possibile che un uomo coerente possa
contemporaneamente propugnare la più grande e generale rivoluzione
nel campo de le arti, volere in questo terreno l’anarchia più
completa ed estesa ed essere un perfetto conservatore ne la vita? O non
mai, sarebbe un contro senso! E’ possibile che l’anarchia e
la rivoluzione non camminino di pari passo sia ne l’arte che ne la
vita?
Com’è possibile immaginare un’arte borghese in una società
anarchica, e un arte futurista in una società borghese? Convenite
che ciò è ben assurdo. Perciò il Futurismo non potrà
essere compreso e accettato se non quando nel mondo si sarà diffusa
l’anarchia, e così pure l’anarchia sarà sempre
insuperabilmente ostacolata da le arti e da la coltura arcaiche e fatte
di pregiudizi e di convenzionalismi.
E infatti i nazionalisti e i monarchici compresero a tutta prima che il
futurismo era in stridente contrasto con le loro idee, e per questo lo
avversarono sempre e anche oggi, malgrado le bollenti ed affascinanti
dimostrazioni Marinettiane, tendenti a guadagnare, ad addescare ammiratori
per se, e gregari per il suo futurismo tutti questi messeri sono rimasti
ben freddi, ben indifferenti lasciando sbraitare il Marinetti a suo comodo
senza degnarlo di una misera adesione o di un tanto cercato applauso.
Difatti, come mai un monarchico, un borghese qualunque, freddo e cinico
a quanto sia libertà, socialismo, anarchia, ribellione, potrà
ispirarsi ad esaltare, le grandi folle polifoniche agitate dal lavoro
e da la rivolta?

E qual’è la scuola che più si affini al futurismo,
che abbia anche essa un programma di violenza e di azione, di ribellione
e d’orgoglio? L’anarchia senza dubbio. Ed è solo questo
ideale che potrà dare al Futurismo ciò che gli manca, che
potrà infondergli nuova vita, che potrà purgarlo da gli
elementi eterogenei che lo distraggono dal suo vero cammino e che ne trasfigurano
le dimostrazioni, le manifestazioni più vitali.
Questa è la sola via che dovrà seguire il futurismo, per
necessità storica, o altrimenti, seguendo la via per cui s’è
incamminato, troppo tardi s’accorgerà che quella via lo porta,
inevitabilmente a l’abisso.

III
Ma io vorrei chiarire un’altro punto interessantissimo di questo
mio parallelo tra l’Anarchia e il Futurismo: la partecipazione de
gli anarchici a le idee futuriste.
Ma, in primis, perché gli anarchici si sono così
poco interessati de le aspirazioni futuristiche?
Le ragioni, invero, non sono né nuove, né molte: gli anarchici
non se ne interessarono mai, sia perché troppo assorti ne la lotta
politica ed economica, sia perché non ne furono punto invogliati
vedendo come le manifestazioni futuriste fossero malamente ispirate, anzi
travisate da uomini che di futuristi non avevano che il nome e l’ambizione.
E sono pienamente giustificati.
Piuttosto biasimevoli furono i ripetuti attacchi che, a i tempi de la
fondazione, furono mossi al Futurismo da i nostri giornali (il Libertario,
la Rivolta ecc.) che vedendo questa atmosfera ammorbante fattasi
attorno al Futurismo, sferzarono aspramente, senza curarsi di indagare
accuratamente quanto in questo vi era di bello e di buono.
Più coscienziosi invece furono gli articoli de la Demolizione di
Nizza, che seppe dare del Futurismo un equanime e illuminato giudizio.
Ma, tornando a l’argomento, io voglio rivolgere a i compagni che
mi leggono il reciproco de la domanda anteriore:
E’ possibile che coerentemente, si possa muovere una guerra mortale
a ogni sorta di autorità politica, civile, religiosa e militare,
a quanto sia convenzionalismo, pregiudizio, sfruttamento e ingiustizia,
quando si voglia incoraggiare un’arte ed un passato che non sono
che l’esaltazione, l’apoteosi di quanto si vuole distruggere
ne la vita?
E’ possibile che gli anarchici lascino ne l’arte quanto vogliono
distruggere nella vita, è possibile che lascino a turbare, a deturpare
un nuovo mondo risorto, una nuova, libera e purificata, un’arte antica
puzzolente e forcaiola?
Sarebbe un anacronismo ridicolo e ingiustificato!…
E’ possibile, infine, che gli anarchici non siano futuristi? O, non
mai! io credo, io spero!
Gli anarchici, sono sempre stati profondamente futuristi, e comprenderanno
l’impellente bisogno di penetrare ne l’ideale Futurista, nel
vero Futurismo, Futurismo libero da le dittature e da le ambizioni e così
gli anarchici saranno ancora più perfetti, più coscienti
de le rivendicazioni politiche e artistiche.

IV
Dunque futuristi-anarchici e anarchici-futuristi, due ideali,
due classi di persone che si completeranno a vicenda.
Come tante volte gli anarchici insorsero in difesa di giovani sfruttati,
di ingegni disconosciuti, apprendano a combattere, a fianco de la politica,
la battaglia quotidiana contro la teocrazia letteraria, contro lo sfruttamento
editoriale, altrettanto ignominioso quanto quello capitalista.
Così si otterrà una grande vittoria, una vittoria gloriosa:
l’aver segnato al proprio programma, a la propria bandiera una nuova
battaglia, un nuovo sacrificio, una rivendicazione in più.
O, dovrei ben esser superbo, se queste mie povere note potessero davvero
persuadere i compagni a la verità, al bisogno di quanto io esposi,
di quanto io incitai.
Compagni d’Italia, compagni di tutto il mondo, comprendiamo la nostra
missione! Gettiamo l’ideale Futurista nel rogo torrido e proteiforme
de la fiamma del nostro ideale e da questa vampa, da questo lavacro purificatore,
lasciando tutte le scorie, tutte le vergogne, tutte le ignominie esca
vittorioso e trionfante, come un grande Titano de l’Erebo, il vero,
il grande, il solo Futurismo!
Renzo Provinciali

Comments are closed.