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Comunicato degli occupanti della sede della Confederazione Generale dei Lavoratori della Grecia (GSEE)
O SAREMO NOI A SCRIVERE LA STORIA,
O LA STORIA SARÀ SCRITTA SENZA DI NOI

Noi
operai, impiegati, disoccupati, lavoratori precari, greci o immigrati,
che non siamo spettatori e abbiamo partecipato dal primo momento alle
manifestazioni, agli scontri con la polizia, alle occupazioni nel
centro e le periferie d’Atene; noi che molte volte abbiamo dovuto
lasciare il nostro posto di lavoro e i nostri impegni quotidiani per
scendere in piazza fianco a fianco con gli alunni, gli studenti e gli
altri proletari in lotta,

abbiamo deciso di occupare la sede della Confederazione Generale dei Lavoratori della Grecia (CGLG) per:

– Trasformarla in un luogo di libera espressione e d’incontro dei lavoratori;

Far cadere il mito creato dai media, secondo il quale i lavoratori
erano e sono assenti dagli scontri e che la rabbia manifestata tutti
questi giorni riguarda solo 500 "anarchici" e "hooligans" e frottole
del genere, mentre negli scermi televisivi i lavoratori erano presenti
come le vittime degli scontri, nello stesso momento in cui i
licenziamenti di migliaia di lavoratori provocati dalla crisi
capitalista in Grecia e in tutto il mondo vengono presentati come
qualcosa di "naturale".
– Denunciare e portare alla luce il ruolo
della burocrazia sindacale nel minare la rivolta e non solo questa. La
CGLC e tutto l’apparato burocratico che la appoggia, da decenni mina le
lotte dei lavoratori; negoziano la nostra forza-lavoro, prolungando il
regime dello sfruttamento e della schiavitù salariata. È esemplare il
suo atteggiamento mercoledì scorso (10 dicembre) quando hanno annullato
il corteo programmato per quel giorno e si è limitata ad un breve
concentramento in piazza Sintagma, cercando di isolare i manifestanti
dal "virus" della ribellione.
– Perché vogliamo aprire per la prima
volta ai lavoratori – come conseguenza della "frattura" nel sociale che
ha prodotto questa rivolta – questa sede costruita con i nostri
contributi e dalla quale siamo esclusi. Per tutti questi anni abbiamo
affidato il nostro destino a "salvatori" di ogni genere fino al punto
di perdere ogni traccia di dignità. In quanto lavoratori dobbiamo
assumere le nostre responsabilità invece di delegare le nostre speranze
a leaderini "illuminati" e "abili" rappresentanti. Dobbiamo prendere la
parola in prima persona, incontrarci tra di noi, parlare e decidere per
agire contro l’attacco su tutti i fronti che stiamo subendo. Creare
forme di "resistenza collettiva" dal basso costituisce l’unica
soluzione.
– Promuovere l’idea dell’autorganizzazione e della
solidarietà nei posti di lavoro; dei comitati di lotta e delle
iniziative collettive dal basso, abolendo le burocrazie sindacali.

Per
anni e anni abbiamo dovuto sopportare la miseria, il ruffianesimo e i
soprusi nei posti di lavoro. Ci siamo abituati a contare i nostri i
colleghi morti, la cui morte viene etichettata come "incidenti sul
lavoro". Ci siamo abituati a disinteressarci degli immigrati – i nostri
fratelli in lotta – che vengono assassinati. Ci siamo stufati di vivere
con l’ansia di come procurarci il salario, i contributi e una pensione
che sta diventando sempre di più un miraggio.
Nello stesso modo in
cui stiamo lottando per non abbandonare la nostra vita nelle mani dei
padroni e dei burocrati, non abbandoneremo mai nelle mani dello Stato e
dell’apparato giudiziario i rivoltosi arrestati.

RILASCIO IMMEDIATO DEGLI ARRESTATI E CHIUSURA DEI PROCEDIMENTI PENALI CONTRO DI LORO

AUTORGANIZZAZIONE DEI LAVORATORI

SCIOPERO GENERALE

Assemblea Generale di Operai in Rivolta

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