untori
ANNUNCIO DEL POLITECNICO OCCUPATO

L’occupazione del Politecnico è terminata alla mezzanotte del 24 di Dicembre – La lotta continua…

ANNUNCIO DEL POLITECNICO OCCUPATO

 

 

Immediatamente dopo l’assassinio di Alexandros Grigoropoulos da
parte dell’agente speciale di polizia Epaminondas Korkoneas ed i primi
scontri nelle strade di Exarchia, l’università del Politecnico è stata
occupata diventando un focolaio per l’espressione della rabbia sociale.
Essendo un luogo storicamente e simbolicamente collegato, nella memoria
dei rivoltosi e di una grossa parte di società, con la lotta contro
l’Autorità – dal periodo della dittatura fino alla moderna democrazia
totalitaria odierna -, il Politecnico è diventato il luogo in cui
centinaia di persone si radunavano spontaneamente: compagni, giovani e
lavoratori, disoccupati, liceali, immigrati, studenti universitari…

I combattimenti con le forze della repressione e le barricate in
fiamme nelle strade circostanti sono diventate la scintilla di una
rivolta che si è diffusa con manifestazioni spontanee in città,
l’occupazione dell’Università di Economia e di Legge, con attacchi ad
obiettivi dello stato e del capitale nel centro e nella periferia di
Atene ed in molte altre città del paese. I giorni seguenti, con
manifestazioni di migliaia di persone terminate in scontri ed attacchi
a banche, ministeri e grandi magazzini, con occupazioni di scuole e di
edifici pubblici, con giovanissimi pronti ad assediare ed assaltare le
stazioni di polizia, la polizia antisommossa a guardia della prigione
di Koridallos e del Parlamento, la rivolta è divenuta generalizzata;
questa rivolta accesa dall’assassinio di A. Grigoropoulos ed esplosa
dall’immediata reazione di centinaia di compagni a quell’evento simbolo
della diffusa violenza di Stato, che ha ispirato azioni di rabbia e di
solidarietà oltre i confini, in tutto il mondo. Questa rivolta che
stava bollendo lentamente nelle condizioni di un attacco generalizzato
dello Stato e dei padroni contro la società, che cresceva nella realtà
della morte quotidiana della libertà e dignità riservata alle persone
oppresse dall’esclusione sociale crescente, dalla povertà, dallo
sfruttamento, dalla repressione e dal controllo. Questa rivolta che è
stata “preparata” con determinazione, anche nei tempi più bui del
terrorismo fascista di Stato, attraverso ogni piccolo o grande gesto di
resistenza alla sottomissione ed alla resa, creando così la possibilità
a molte altre persone di incontrarsi nelle strade, proprio come è
successo in questi giorni. In questa realtà sociale esplosiva, il
Politecnico Occupato è diventato un punto di riferimento per un
confronto diretto con lo Stato, in tutte le forme e con ogni mezzo
possibile, attraverso episodi insurrezionali consecutivi che hanno
bruciato l’ordine e la sicurezza dei padroni, distruggendo la falsa
immagine di un consenso sociale ai loro piani assassini. E’ diventato
un luogo in cui soggetti politici e di ribellione sociale hanno potuto
incontrarsi ed influenzarsi, attraverso le assemblee generali e la
presenza quotidiana all’occupazione. Ha funzionato quale base per la
contro-informazione, attraverso comunicati e manifesti, il blog e la
stazione radio, e con il sistema di amplificazione in grado di inviare
messaggi e notizie sulla rivolta in corso. Ed ha anche dato vita ad
iniziative politiche di resistenza, come l’invito fatto dall’assembea
di occupazione ad una giornata di mobilitazione globale per il 20 di
Dicembre –che ha dato il via ad azioni coordinate in più di 50 città in
diversi paesi, ed a cui gli occupanti del Politecnico hanno partecipato
organizzando un raduno nel luogo in cui A. Grigoropoulos è stato
ucciso-, come il concerto tenuto il 22 di Dicembre in solidarietà e per
un supporto finanziario agli arrestati, e l’invito alla partecipazione
alla manifestazione di solidarietà ai prigionieri che è stata
organizzata dai compagni che hanno preso parte all’assemblea aperta del
GSEE (Confederazione Generale dei Lavoratori) occupato.

Come un punto fermo, per 18 giorni, della rivolta in espansione, il
Politecnico Occupato ha rappresentato una continua chiamata
all’insubordinazione alle persone che resistono in tutto il mondo, ed
un segnale permanente di solidarietà agli ostaggi presi dallo Stato nel
corso della battaglia. E’ diventato il luogo che abbiamo usato per
diffondere il messaggio di solidarietà tra gli oppressi, di
autorganizzazione e di un contro-attacco sociale e di classe contro il
mondo dell’Autorità, i suoi meccanismi e i suoi simboli. Questi
elementi e valori della lotta hanno creato il terreno agli oppressi per
incontrarsi nella ribellione, hanno armato le nostre coscienze e, forse
per la prima volta, se ne sono appropriate così tante persone di
diverse età e nazionalità; persone con le quali gli anarchici e gli
anti-autoritari hanno condiviso gli stessi slogan contro la polizia, le
stesse parole, le stesse pratiche di lotta, la stessa rabbia contro
coloro i quali saccheggiano le nostre vite, e, spesso, la stessa
visione di un mondo di libertà, eguaglianza e solidarietà.

Per questa ragione, la repressione non si è espressa solo nella
forma della brutalità poliziesca, degli arresti e dell’imprigionamento
dei dimostranti, ma anche con un intenso attacco ideologico lanciato da
tutte le parti del sistema politico che ha visto le proprie fondamenta
tremare quando la repressione, sulla quale si basa, non soltanto s’è
mostrata incapace di trattenere le onde della rivolta, ma, al
contrario, è stata essa stessa innanzitutto a generarle. Questo attacco
ideologico ha colpito selettivamente gli anarchici, quale parte
politica dei rivoltosi non disposta alla mediazione, proprio a causa
dell’impatto che avevano le loro parole ed azioni, ed a causa del
pericolo che si presenta per lo Stato quando essi comunicano e si
coordinano con le migliaia di persone oppresse. In questo contesto, c’è
stato un tentativo isterico di dividere i rivoltosi in “bravi studenti”
da una parte, e “malvagi anarchici incappucciati – i cosiddetti
‘koukouloforoi’” o “saccheggiatori immigrati” dall’altra, così come il
buon vecchio mito sui provocatori, in modo da manipolare la rabbia per
l’assassinio, far esaurire l’esplosione sociale, criminalizzare,
isolare e schiacciare i punti fissi di riferimento di questa rivolta
[Questa è, ad ogni modo, la stessa retorica della repressione che ha
portato all’uccisione di A. Grigoropoulos, essendo essa responsabile
della ricerca di specifici ambienti politico-sociali, spazi e persone
visti come il “nemico interno” su cui la violenza di Stato dovrebbe
essere “legittimamente” attuata]. In questo tentativo di
criminalizzazione da parte dello Stato era incluso quotidianamente il
continuo bersaglio del Politecnico, con dichiarazioni fatte dai
politici ed una campagna diffamante svolta dai mass media. Dopo le ore
di scontri ad Exarchia ed attorno al Politecnico durante la notte del
20 Dicembre, lo Stato, nella veste del pubblico ministero, ha
minacciato una irruzione poliziesca, dopo aver sospeso l’asilo politico
accademico nel campus, nonostante il parere contrario delle autorità
universitarie, in modo tale da sopprimere la rivolta attaccando uno dei
primi luoghi dov’era iniziata. Le loro intenzioni sono state sconfitte
grazie al rifiuto degli occupanti di obbedire ad un qualsiasi
ultimatum, alla loro  determinazione a difendere questo territorio
politico e sociale quale parte della rivolta, al loro invito alle
persone a venire a supportare l’occupazione con la loro presenza ed
alla decisione di procedere con il pianificato concerto di solidarietà
agli arrestati il 22 Dicembre, che ha radunato centinaia di persone al
Politecnico. Le minacce di uno sgombero immediato sono tornate ancora
più pesanti il giorno seguente, il 23 Dicembre, quando, mentre
l’assemblea stava discutendo la fine dell’occupazione, siamo stati
informati da figure del mondo politico e accademico che il ministro
degli Interni e la polizia stavano richiedendo la nostra uscita
immediata dal campus altrimenti la polizia lo avrebbe invaso. La
risposta degli occupanti fu che il Politecnico non appartiene nè al
ministero nè alla polizia perchè noi ci si debba arrendere a loro;
appartiene alle persone in lotta, le quali decidono cosa fare basandosi
esclusivamente sui criteri del movimento e non accettano ricatti ed
ultimatum dagli assassini. In questo modo l’occupazione del Politecnico
è stata prolungata per un giorno ancora, ed è stata organizzata la
manifestazione realizzata poi nel centro di Atene in solidarità con gli
arrestati. Nessun progetto repressivo e nessun attacco ideologico sono
riusciti nè riusciranno a forzare il ritorno alla normalità ed imporre
la pacificazione sociale e di classe. Nulla è più come prima! Il
superamento della paura, dell’isolamento e delle divisioni sociali
dominanti ha condotto migliaia di giovani, assieme a uomini e donne di
ogni età, rifugiati e migranti, lavoratori e disoccupati a lottare
assieme nelle strade e dietro alle  barricate combattendo i tiranni
della nostra vita, della nostra dignità e libertà. E questa è una
realtà che illumina con le sue fiamme il futuro della rivolta, la sua
intensificazione ed il suo approfondimento, fino alla totale
sovversione del mondo dei padroni. Perchè abbiamo gridato in tutti i
modi che quei giorni appartengono ad Alexis, a Michalis Kaltezas, a
Carlo Giuliani, a Christoforos Marinos, a Michalis Prekas, a Maria
Koulouri e a tutti i compagni uccisi dagli assassini in uniforme dello
Stato; non sono tuttavia giorni che appartengono alla morte, ma alla
VITA! Alla vita che fiorisce nelle lotte, nelle barricate, nella
rivolta che continua.

Concludendo l’occupazione del Politecnico dopo 18 giorni,
desideriamo mandare la nostra più calorosa solidarietà a tutte le
persone che sono divenute parte di questa rivolta in ogni maniera
possibile, non soltanto in Grecia ma anche in diversi paesi europei,
Nord e Sud America, Asia ed Australia-Nuova Zelanda. A tutti coloro che
abbiamo incontrato e con i quali staremo assieme, lottando per la
liberazione dei prigionieri di questa rivolta, ma anche affinchè essa
continui fino alla liberazione sociale globale. Per un mondo senza
padroni nè schiavi, senza polizia ed eserciti, senza confini nè
prigioni.

MORTE ALLO STATO – LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

IMMEDIATO RILASCIO DI TUTTI GLI ARRESTATI NELLA RIVOLTA!

LA LOTTA CONTINUA!

Invitiamo all’assemblea aperta che si terrà al Politecnico Sabato
27 Dicembre alle 16.00, riguardante l’organizzazione della solidarietà
agli arrestati, come richiesto dai compagni nell’assemblea del GSEE
occupato.

Politecnico Occupato, 12/24/08

 

Comments are closed.