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Considerazioni sulla tregiorni in Statale e dintorni

"Perchè fummo i nemici di ogni dominazione
materiale e di ogni livellazione spirituale.
Perchè noi, al di là di ogni schiavitù e di ogni dogma,
vedemmo danzare libera e nuda la vita"
Renzo Novatore

Considerazioni sulla tregiorni in Statale e dintorni

Tante, troppe, parole al vento sono state spese in questi giorni sulla statale e dintorni e molteplici gli strali e le sentenze sputate da chi non c’era. Partiamo da un concetto tralasciato, a ben vedere con opportuna mestizia, dai più sonori censori di alcune scelte: quello di legittimità.
Attraverso lo svolgimento del concetto stesso di legittimità trovano serena soluzione molti degli scogli posti durante gli ultimi avvenimenti.
A nostro avviso è del tutto legittimo parlare (e agire di conseguenza) di una lotta che deve andare  al di la del decreto Gelmini (riformato, scartato o diluito nel tempo) quando si sentono riferimenti critici in numerose assemblee studentesche a leggi precedenti (la Berlinguer), quando si sente un’ apartiticità  schierata, quindi una delegittimazione della classe politica italiana. Ci domandiamo quindi perché ora alcuni “dirigenti di movimento” o aspiranti tali, cerchino di ricondurre tutto ciò è stato fatto (da altri) alla lotta no 133.
A nostro avviso è ancora più legittimo credere nella decostruzione del ruolo dello studente come consumatore di sapere nozionistico legato ad un sistema di produzione di sfruttamento, quindi ci siamo autorganizzati promuovendo una serie di incontri di approfondimento (che proseguiranno)  intensificati durante la tre giorni che hanno coinvolto compagni che hanno vissuto dei passaggi  fondamentali nelle lotte che avevano come ritrovo e partenza la statale. Spiace costatare che della burocrazia da movimento non è stato presente mai nessuno, crediamo non solo per boicottaggio politico, ma, ancor peggio, per assenza di radici storiche e politiche che si riflettono poi anche nella qualità delle proposte. Lungi da noi l’idea di aver trovato La Soluzione ma quantomeno proviamo ad innescare un processo di formazione di idee e coscienze, quest’ultime veramente molto immature: gli studenti non sanno nemmeno lontamente cosa fosse la statale in lotta nei decenni precedenti.
E’ legittimo sdoganarsi dal concetto di maggioranza assoluta, proprio di una miope partecipazione mediata a una lotta, per rilanciare quello di minoranza attiva non slegata dal contesto. Il nostro contesto qual’è? Non è sicuramente quello di maggioranza: i paladini delle maggioranze forse non si sono accorti che la loro Onda nei tempi d’oro ha raccolto circa duemila studenti contro i sessantamila iscritti in statale. A guardare la maggioranza non avremmo neanche dovuto srotolare gli striscioni….preferiamo quindi parlare per sensibilità condivise e condivisibili e di una unità strutturata sulla base di una partecipazione organica alla lotta: vanno bene sia i cortei selvaggi senza concordare con la questura tanto quanto i messaggi nella bottiglia davanti a palazzo Marino, giocare ai buoni e ai cattivi giova solo a chi ci vuole sconfitti in partenza….anche qui il passato recente dovrebbe insegnare qualcosa, ma tant’è.
Sulla base di idee e considerazioni non solo nostre ci è parso legittimo aprire ai lavoratori non solo della statale, ma a tutti quelli autorganizzati che come noi rifiutano la delega come metodo di lotta. Per cui siamo andati a parlare con i lavoratori della Innse, con i ferrotramvieri, con i lavoratori migranti di Origgio in sciopero e abbiamo anche partecipato alle loro mobilitazioni sentendoci accumunati dalle stesse idee e pratiche, nei picchetti alle sei di mattina intorno ai bidoni del fuoco si sono aperte delle complicità che rendono quantomeno imbarazzante l’intervento di chi giudica soggetti esterni i lavoratori determinati ad aprire l’aula magna tanto quanto alcuni studenti. Ecco allora  dissolversi il concetto di Padroni di casa (che mentalità sta poi alla base di queste considerazioni???) in un soggetto reale e multiforme, aperto e organico in cui ognuno e ognuna valgono per la propria presenza e per i propri affetti: bruciamo le identità da tesserino, sia quello universitario, sia il cartellino. In gioco c’è ben di più del cardine rotto di una porta, alla buonafede di alcuni sprovveduti in questo caso s’innesta per soffiare sul fuoco la volontà politica dei soliti ex. Ex incendiari e oggi pompieri, ex duri e puri, ora intrappolati in un dedalo di rapporti deleteri coi poteri forti cittadini e, a questo punto, ex nostri compagni. Chi non ha più nulla da dire e da proporre non può fare altro che distruggere il lavoro degli altri, purtroppo.
E’ ancora di più legittimo reagire con la forza dettata dal proprio percorso di lotta a chi ti aggredisce, con la dignità di chi nelle contraddizzioni e per la strada (concetto anche a volte ambiguo, ma a cui tutti si rifanno al bar, o davanti a youtube, salvo poi indignarsi come i protagonisti dei salotti televisivi quando volano due pugni veri) c’è e continuerà ad esserci.
Un’ultima considerazione la mettiamo sull’occupazione: forse si poteva fare in momento diverso ? Sì, bisognava farla prima!!! Torino, Bologna, Napoli, Roma con mesi di mobilitazioni e autogestioni, riappropriazioni di spazi e Milano al palo di assemblee plenarie inconcludenti imbastite solo per la gioia di fare udire il pensiero da parrocchia al maggior numero di astanti possibili.
Contrapponiamo alla logica dell’immaginario della lotta di opinione (peraltro recuperabile in partenza) un reale percorso di autodeterminazione spontanea, il percorso non è facile, bisogna rompere delle barriere enormi: il corporativismo studentesco, la visione distorta dell’università come elitè (molti studenti non hanno ancora compreso che nella migliore delle ipotesi finiranno sottopagati in qualche lavoro inutile e alienante), l’attitudine all’inazione. Lo è tanto di più se chi ti è vicino rema contro.

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