Addio al re, il Nepal diventa una repubblica
L’assemblea dei parlamentari nepalesi
Ad aprile si riunirà l’Assemblea costituente. E’ la fine di una dinastia al potere dal 1768
Dopo 260 anni il Nepal si prepara a dire addio alla monarchia. E’ passato oggi al Parlamento l’emendamento costituzionale che rappresenta il primo passaggio necessario alla transizione verso l’instaurazione di una repubblica federale. L’iter si compirà ad aprile, quando verranno eletti, con il sistema proporzionale, i 601 rappresentanti che daranno vita all’assemblea costituente, l’organo da cui nascerà la carta costituzionale del nuovo Nepal. Già da oggi, però, le funzioni di capo di stato passano dal re al primo ministro. In pratica sono state interamente accettate le richieste degli ex ribelli maoisti, decisi fin dall’inizio ad abolire la figurea del monarca che i sette partiti dell’alleanza di governo voelvano invece conservare, sia pure in un ruolo puramente di rappresentanza.
Dovrebbe così concludersi la sanguinosa e ultradecennale guerriglia ingaggiata dai movimenti maoisti, che di fatto controllano intere aree del Paese, contro l’esercito regolare nepalese. Tredicimila morti e un clima di violenze e di paura che il Nepal spera di lasciarsi alle spalle insieme al contestato re Gyanendra, salito al trono nel 2001, dopo il misterioso massacro dell’intera famiglia reale compiuto, pare, da Dipendra, uno dei figli del precedente re, Birendra, fratello maggiore di Gyanendra, per cause mai chiarite. Sovrano assai poco popolare, quest’ultimo, che il primo febbraio 2005 aveva cercato di archiviare il Parlamento, «concesso» da Birendra nell’anno di grazia 1990, e di reintrodurre la monarchia assoluta.
Il suo declino era cominciato il 21 aprile 2006 quando, dopo una serie di massicce proteste, aveva dovuto rinunciare al suo progetto di ripristino dell’ancien règime e aprire al dialogo con il movimento rivoluzionario di ispirazione maoista.
Finisce così la dinastia fondata nel 1768 da Prithvi Narayan Shah e che, chiudendo il Paese a ogni influenza straniera e scontrandosi rovinosamente con la Cina e con l’India britannica, riusacì sempre a conservare l’autonomia, sia pure in cambio di tributi e cessioni territoriali. I monarchi nepalesi, che una tradizione locale vuole siano incarnazioni del dio Visnu, erano riusciti a superare anche il colpo di stato del 1846, quando il generale Jang Bahadur Rana aveva preso il potere assicurando alla sua famiglia il controllo del Nepal per oltre un secolo. Tra il 1947 e il 1951, infatti, la famiglia Rana era stata rovesciata, con l’aiuto dell’India, e re Tribhuvan aveva fatto ritorno, con grandi promesse di democrazia.
Promesse smentite dal figlio Mahendra, che nel 1962 aveva vietato i partiti politici e reintrodotto il sistema tribale dei panchayat, i consigli dei cinque, sorta di tribunali di villaggio incaricati di amministrare la giustizia locale e vigilare sulla pace sociale. Un ordine medievale, che consentiva anche la schiavitù per debiti, abolita sltanto nel 2000, e che il figlio Birendra era riuscito a conservare intatto fino ai moti del 1990. Ora a re Gyanendra resterà solo il pur fastoso palazzo nel centro di Katmandu. Ma se proverà a influenzare le elezioni, gli è stato detto, per lui si schiuderà la via dell’esilio.