untori
contributo da genova sulla manifestazione No Dal Molin

Molto è già stato scritto su Vicenza ed è importante che l’appello lanciato da un gruppo di compagni per un confronto
non sia caduto nel vuoto come troppo spesso accade. Questo è
significativo del fatto che su Vicenza, intesa come tutto quello che il
nome evoca (la base, la guerra, i modi per essere incisivi in
determinati contesti, la manifestazione in sé ed in generale lo stare
nelle strade, ….qualsiasi altra cosa ci si voglia leggere) si è creata
la giusta tensione, un’attenzione che va nella direzione della svolta,
non solo quella nel percorso della manifestazione, ma una svolta che
possa essere determinante anche per quanto altro si muove su terreni
che non devono restare relegati all’ambito delle nocività locali e/o
della pace intangibile.
Sono più che apprezzabili i tentativi di combattere le mistificazioni
(le persone non erano in piazza per una moratoria, sono state
utilizzate per svilire i reali fini) e di capire come far viaggiare,
costruire, far funzionare le proposte che possono fare da volano per
lotte non solo resistenziali.

Che il corteo sia stato pacificato e rincoglionito, per continuare a dirla così, è fuori discussione. Che
ci sia una potenzialità nel lavoro dei comitati anche, sul ruolo dei disobbedienti è inutile ormai spendersi.
Ci siamo annoiati meno rispetto all’altra voltra, il nostro spezzone
era più vivace e più compatto. Fra le pagine della varie considerazioni
precedenti troviamo particolarmente azzeccate alcune righe “milanesi”
che rendono bene, anche visivamente, la composizione e le inclinazioni,
non solo di piazza, degli spezzoni di movimento:

Qualcuno ha sottolineato la bontà della contestazione nei confronti
di Rifondazione oltre che la bontà della proposta della “svolta”. Anche
l’iniziativa nei confronti di Rifondazione, però, doveva essere meglio
gestita e soprattutto venire prima, non in coda ad un corteo che non si
è nemmeno accorto della cosa e considerando poi che altri, ad esempio i
ferrandiani, stavano lì con i loro vessilli e non ci pare che abbiano
responsabilità molto minori dei loro schieramenti di provenienza.

Insomma ottimo proporre e provare a concretizzare. Ora è il momento
di ragionare sulle prossime proposte in una prospettiva di ampio
respiro. Tutto è utile per una strategia di comunicazione, tipo di
presenza in piazza (meno concitata ed etichettabile da subito come
quella dei cattivi), costruzione di una rete di rapporti saldi che
porti a superare collettivamente i beceri tatticismi di organizzatori
filoistituzionali….La posta in gioco su Vicenza è troppo alta per
essere lasciata al caso

DOC – GE

Genovesi per la svolta in Direzione Ostinata e Contraria

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