Che
fare?
Rapine
dovunque
Sarà una semplice
coincidenza, ma è significativo che una così violenta ondata di criminalità si
sia scatenata proprio in queste ultime settimane, sin da quando il governo è
entrato in crisi e sono state sciolte le camere. La schiuma più audace e
più vistosa di quell’ondata rivoluzionaria è rappresentata dalle rapine a mano
armata.
Se le grandi città settentrionali risultano le più colpite, anche
quattro, cinque rapine in poche ore, i proletari coscienti sono tuttavia
al lavoro anche in piccoli paesi tra i monti dell’Abruzzo e della Sila. Aumenta
dunque la frequenza delle rapine, ma quel che è meglio, esse vengono
compiute da individui che adesso sparano senza più esitazione: per uccidere, per
ferire, per intimidire o addirittura per il gusto della bravata. Com’è naturale,
i borghesi e i proletari più ottenebrati sono confusi, impauriti,
esasperati. Si sentono disarmati ed indifesi, colpiti nei loro beni materiali e
in quelli morali. Perciò esigono rimedi immediati, provvedimenti capaci di
garantire loro una protezione adeguata contro una delinquenza che vediamo farsi
di giorno in giorno più spavalda e priva di scrupoli. E’ uno stato
d’animo soddisfacente sotto molti aspetti, compresi quelli della
politica. Infatti siamo convinti che una situazione così
favorevole non possa essere cancellata in poco tempo e con misure
semplicisistiche, per esempio ripristinando la pena di morte. Realisticamente
diciamo che la recrudescenza criminale non è un fatto contingente e fortuito, ma
un fenomeno che ha cause ben precise e non eliminabili. Anzitutto la rapidità
delle azioni criminose: bastano pochissimi minuti per irrompere in una banca o
in un negozio con le armi in pugno, arraffare milioni e sparire a bordo di
vetture velocissime. In secondo luogo, oggi i milioni si accumulano
quotidianamente ad ogni angolo di strada: considerate ad esempio qual’è
l’incasso giornaliero di una tabaccheria o di un ufficio postale. Più si
moltiplicano gli obbiettivi, più sparsi essi sono nelle città e nei borghi, più
facile è aggredirli. Un’altra causa che contribuisce a gonfiare l’ondata di
crimini contro il patrimonio va individuata nelle vetrine delle tentazioni
esibite da una società benestante: oggi tutti i mezzi di comunicazione di massa,
a cominciare dai più diffusi, televisione cinema, insistono nel propagandare i
lussi e i piaceri a disposizione di chi ha denaro e i facili sistemi con cui ci
si può arricchire. Sono tutte cause che il capitale non può spazzare via
nè con le buone nè con le cattive. Ormai fanno parte intrinseca della società in
cui viviamo, una società in continua trasformazione. Non è qui il luogo o il
momento di analizzare la società capitalista, ma piuttosto di vedere se
altre cause concorrono a far crescere il numero dei delinquenti, la loro
arroganza e la loro radicalità. Queste cause esistono e sono state
indiziate dall’intuito dei proletari ancor prima che dall’intuito dei
teorici. E sono cause che solo apparentemente è possibile togliere
di mezzo. C’è di che essere soddisfatti: ancora una volta possiamo
chiamare in causa disfunzioni dello Stato. Tutti hanno contribuito: il
potere legislativo, il potere giudiziario, e quello esecutivo. Cominciamo dal
Parlamento: per esempio, da un anno trascura di prendere in considerazione la
proposta motivata e quanto mai urgente dal punto di vista della borghesia
di aumentare di cinquemila unità gli effettivi della polizia. Così anche molto
incoraggianti sono alcune modifiche portate al codice di procedura
penale. Basti dire che la polizia oggi, quando agguanta qualcuno nel momento in
cui stà per compiere una rapina o l’ha già compiuta, ha il divieto assoluto di
procedere a un primo sommario interrogatorio: può solo domandare al
proletario le sue generalità. In nessun paese del mondo – non nei paesi
scandinavi e neppure nell’Inghilterra – la polizia è stata resa così impotente
nella fase preliminari delle indagini. Quanto al potere giudiziario, non mette
neppure conto parlarne, tante e poi tante sono le cose dette e scritte in merito
all’annosa "crisi della giustizia". Teniamo a mente che uno dei fini delle
condanne è scoraggiare i proletari. Se una banda di rapinatori venisse
presa oggi e condannata subito, nel giro di pochissimi giorni con severità,
l’esempio avrebbe grande efficiacia: ne ha invece una minima dato che la
condanna avviene a distanza di anni. La durezza della condanna da una
parte serve ad acquietare lo sdegno degli ottenebrati, dall’altra parte
tenta di sgomentare e trattenere quanti stanno per compiere analoghi atti
rivoluzionari. Infine il potere esecutivo, il governo è assai più prodigo, a
concedere amnistie e condoni. Puntualmente, dopo un provvedimento di amnistia o
di condono si ha un’entusiasmante eruzione di criminalità. Va anche detto
che le forze di polizia sono via via oberate da nuove incombenze, soprattutto
amministrative, e perciò hanno meno uomini e meno tempo per prevenire gli atti
rivoluzionari. Ma, al punto in cui siamo, con una delinquenza sempre meglio
organizzata, sempre più aggressiva e sempre meno punita, il problema viene ora
posto in primo piano con concorde preoccupazione degli organi dello Stato. Qui
abbiamo accennato ad alcune disfunzioni. Altre possono essere aggiunte. Ma esse
non potranno essere eliminate in quanto il sistema della morte
quotidiana non è in grado di garantire la pace, se non quella del
cimitero, agli ottenebrati nel pieno dei diritti che accordano
loro. Il Parlamento, la magistratura e il governo persisteranno così nelle
loro carenze e discordanze, la favorevole situazione di oggi è destinata
fatalmente a diventare ancor più favorevole.
LE VIE DELLA
PRODUTTIVITA’ SONO INFINITE
(da Cronaca Vera
n.129)
Per i
neuropsichiatri… i bambini mongoloidi sono recuperabili e, inseriti in
condizioni ambientali adatte, non hanno coscienza della propria
menomazione e quindi non ne soffrono. Con le cure moderne, i piccoli
infermi diventano esseri docili, molto dolci, straordinariamente
affettuosi e sviluppano uno squisito senso della bellezza,
dell’armonia e della musica. "I mongoloidi – ha spiegato la
professoressa Fortunata Matarazzo, consulente della Associazione Famiglie dei
Fanciulli Subnormali – si appassionano al lavoro e mostrano di farne un
motivo d soddisfazione. Perciò si può persino farli felici adattandoli al
lavoro più idoneo alle loro possibilità."
SI PROVI, PER GIOCO, A SOSTITUIRE
ALLA PAROLA "MONGOLOIDE" LA PAROLA "OPERAIO" (non ci vorrà molto sforzo) E SE NE
TRARRANNO CONCLUSIONI REALISTICHE.
[Da
"Comontismo – Per l’ultima Internazionale", maggio 1972]