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Un contributo sulla lotta degli ergastolani

Gli uomini e le donne che combattono e lottano vincono sempre anche quando perdono

Cent’anni fa andare sulla luna era un’utopia ed io ora sono convinto che il carcere non è necessario, il carcere non è la medicina, il carcere è il male e pure il carcere migliore è sempre un luogo di ingiustizia e sofferenza.
Carmelo Musumeci, dal carcere di Spoleto 18/11/07

Il 1° dicembre in numerose carceri di tutta Italia, avrà inizio uno sciopero della fame promosso da più di 700 ergastolani (fra i quali qualcuno ha scelto di protrarre la protesta fino alla morte), e da più di 7000 persone tra detenuti comuni, familiari e solidali, per ottenere l’abolizione dell’ergastolo.

Anche a Livorno, nel carcere delle Sughere, 15 detenuti aderiranno a questo sciopero che denuncia come l’ergastolo non sia altro che una pena di morte diluita nel tempo, e per questo ancora più crudele ed ipocrita.

Un detenuto ha scritto:

In Italia esiste il burka che nasconde i volti ed i cuori dei vendicatori attraverso la pena chiamata ergastolo. Il popolo che vuole la vendetta non assiste alla morte del reo e si protegge la coscienza attraverso le mura altissime delle carceri italiane. Di fatto di ergastolo si muore mentre l’Italia si staglia a paladina della moratoria della pena di morte internazionale.

Siamo solidali a questa lotta in quanto nata dalla volontà dei detenuti stessi di lottare in prima persona e di ribellarsi ad una realtà che li vuole sottomessi automi, morti viventi senza più neanche la consapevolezza di essere vivi.

Al tempo stesso siamo consapevoli di come una semplice riforma del sistema carcerario, sebbene possa migliorare considerevolmente la condizione di chi si trova sequestrato al suo interno, non possa cancellare le sofferenze, le torture, l’isolamento che il carcere rappresenta e il significato che da sempre questa struttura totale e totalizzante riveste nella società : un carcere più umano è sempre un carcere, luogo di contenimento del dissenso e di violenza legalizzata e la sua sola esistenza continuerà ad essere funzionale a chi sta al potere, e a rappresentare una soluzione populista alle diverse emergenze securitarie, costruite ad hoc per ogni occasione e stagione, avvallandole.

Il carcere non è altro se non strumento di controllo ed oppressione, usato per reprimere, isolare, annullare ogni espressione di malessere generato dalle condizioni di prevaricazione e sfruttamento che dominano questo sistema, ed è la forma che da sempre assume il potere per tutelare gli interessi di pochi.

Esprimiamo quindi la nostra solidarietà a questa lotta e desideriamo rompere il muro di silenzio creato attorno al carcere e ai detenuti, portando il carcere in città, davanti agli occhi di una società da troppo tempo indifferente alle brutalità che dentro ad esso ogni giorno si consumano.

Per chiunque voglia inviare un suo contributo scritto, un pensiero, una lettera, può scrivere alla seguente casella postale:

CP 351
Livorno Centro
Cap 57123

Presidio di solidarietà
Domenica 2 Dicembre ore 14.30
Carcere delle Sughere, Livorno

Solidali con gli ergastolani in lotta

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