La leggenda vuole che nel 1992 a Brighton, Inghilterra, alcuni attivisti
staccatisi da Earth First! abbiano deciso di passare a metodi di azione
più radicali e cominciato a firmare atti di sabotaggio con un nuovo
nome: ELF – Fronte di Liberazione della Terra. Non si sa molto su
questa genesi, anche perché sembra che non ci fosse volontà
di redigere comunicati al riguardo e non ci siano quindi documenti, ma
da quel momento questa firma ha cominciato a imperversare, diffondendosi
soprattutto negli Stati Uniti, con azioni contro ogni forma di devastazione
della natura e delle forme di vita su questo pianeta. Tanto da diventare
ben presto quella che l’FBI definisce la principale minaccia interna
allo stato americano.
staccatisi da Earth First! abbiano deciso di passare a metodi di azione
più radicali e cominciato a firmare atti di sabotaggio con un nuovo
nome: ELF – Fronte di Liberazione della Terra. Non si sa molto su
questa genesi, anche perché sembra che non ci fosse volontà
di redigere comunicati al riguardo e non ci siano quindi documenti, ma
da quel momento questa firma ha cominciato a imperversare, diffondendosi
soprattutto negli Stati Uniti, con azioni contro ogni forma di devastazione
della natura e delle forme di vita su questo pianeta. Tanto da diventare
ben presto quella che l’FBI definisce la principale minaccia interna
allo stato americano.
Che l’ELF sia una minaccia alla società è ovvio, viste
le istanze radicali da cui si muove contro il consumismo, la deforestazione,
l’ingegneria genetica, la costruzione in luoghi incontaminati, lo
sfruttamento di «risorse umane» e la guerra. In pratica l’ELF
è la parte distruttiva di un movimento che critica la società
capitalista in cui viviamo, con tutti gli effetti collaterali e l’insostenibilità
dal punto di vista ecologico. Le azioni ELF non hanno un senso solamente
distruttivo ma anche educativo. Ogni fiamma che si innalza al cielo è
stimolo alla discussione, alla conoscenza di lotte che da tempo si combattono
dietro le quinte. Cosa è l’ELF?
Innanzitutto per l’ELF vale lo stesso discorso fatto da sempre per
l’ALF, e cioè che in realtà non esiste affatto niente
con questo nome. Non è una organizzazione, non è un gruppo
clandestino. Si può dire piuttosto che ELF è un’idea
nascosta dietro ad un nome. L’idea che di fronte alla desolante distruzione
del pianeta ci sia una urgenza di agire e fermarla, con ogni mezzo necessario.
Leggendo gli stessi comunicati di chi ha compiuto le azioni si capisce
che la rabbia derivante dallo scempio quotidiano di cui siamo spettatori
non trova sufficiente sfogo e soprattutto non ottiene risultati attraverso
metodi legali. Per anni le proteste, le richieste di nuove leggi, i controlli,
non sono riusciti a fermare la distruzione dell’ambiente. Il movimento
ecologista ha cominciato piano piano a radicalizzarsi, ad utilizzare metodi
di azione diretti, come la creazione di campi di protesta nelle foreste,
accampamenti sugli alberi, allucchettamenti. Con queste campagne di lotta,
condotte in larga parte da Earth First!, sono stati ottenuti dei risultati,
ma non è stato possibile assolutamente abbattere il colosso industriale
avanzante.
L’ELF nasce dalla convinzione che pur con pochi mezzi alcuni guerrieri
possono mettere seriamente i bastoni tra le ruote di questo colosso, fermandone
gli ingranaggi e attirando l’attenzione generale su problemi di primaria
importanza.Le radici
Ovviamente parlare della storia dell’ELF significa in questo caso
parlare del movimento
americano, che ha molte differenze da quello europeo e italiano. Dobbiamo
partire dalla nascita del sabotaggio ecologista in quel movimento, diffuso
inizialmente senza alcuna sigla di collegamento o apertamente firmato
da Earth First!.
EF! in America ha tra i suoi fondatori un certo Dave Foreman, ex-ranger
della Forestale e persona con grande conoscenza dei luoghi selvaggi. Foreman
insieme a Dave Abbey ha pubblicato nei primi anni ’90 un manuale
senza precedenti, Ecodefense – a field guide to monkeywrenching.
Ecodefense è un manuale che dalla A alla Z fornisce consigli su
come sabotare e danneggiare qualunque oggetto collegato ad attività
nocive per l’ambiente. Abbey era già noto per un suo romanzo
basato sulle attività di un gruppo di sabotatori, The monkeywrench
gang (edito in Italia col titolo «I sabotatori»). Nei primi
anni ’90 Earth First! negli Stati Uniti era un movimento sfrontato,
apertamente a favore del sabotaggio e tendente a diffondere una cultura
dell’azione diretta attraverso il suo giornale di riferimento. Questo
fino a che la repressione dell’FBI, arrivata perfino a far saltare
in aria l’auto di due noti attivisti per cercare di incastrarli accusandoli
di porto di esplosivo, non ha dato un freno e costretto a rivedere le
strategie d’azione. Tra alti e bassi, tra divisioni interne e cambiamenti
strategici, il movimento di Earth First! ha segnato la sua storia e dato
il via sicuramente a quanto sarebbe stato seguito poi da parte dell’ELF.Primi
passi
Le prime azioni firmate ELF negli Stati Uniti sono stati piccoli sabotaggi
a dei McDonald’s avvenuti in Oregon nell’ottobre del 1996. Pochi
giorni dopo, il 28 ottobre, il nome Earth Liberation Front appare scritto
sulle mura del quartier generale dei Ranger, nelle foreste di Detroit,
Oregon. Quella notte un pick-up è stato incendiato e un congegno
posizionato sul tetto dell’edificio è stato ritrovato inesploso.
Il Servizio Forestale è responsabile del taglio delle foreste negli
Stati Uniti e ha forti collusioni con l’industria del legname. L’ELF
ha fatto quella notte per la prima volta uso del suo strumento purificatore
preferito, il fuoco. Un’azione che ha segnato un salto di qualità
nel sabotaggio e che ha visto la condanna da parte di molti esponenti
dell’ecologismo istituzionalizzato.
Solo due giorni dopo, il 30 di ottobre, la stazione dei Ranger a Oakridge,
a sud di Eugene, Oregon, subisce un altro attacco incendiario. Stavolta
i danni sono enormi, circa 5 milioni di dollari. L’ELF comincia a
farsi subito un nome. Le sue idee e le sue proposte appariranno pochi
mesi più tardi in un comunicato nominato «Beltane»1,
apparso su internet. Un comunicato scarno, ma che gettava le basi per
un percorso di pensiero e di lotta seguito negli anni da azioni e scritti
più approfonditi. Soprattutto molte promesse mantenute.Due nomi,
una sola lotta
Nel 1997, dopo il comunicato Beltane, l’ELF scrive per la prima volta
la rivendicazione di un’azione, spedita al Liberation Collective
di Portland, Oregon, che fino a quel momento riceveva e diffondeva agli
organi di stampa i comunicati dell’ALF. L’azione in questione
avviene il 29 novembre del 1997 a Hines, nell’Oregon, e colpisce
un centro del Bureau of Land Management (BLM – ufficio per la gestione
del territorio): prima vengono liberati 488 cavalli selvatici e 51 asinelli,
poi vengono incendiati gli uffici, i magazzini, le staccionate che tengono
prigionieri gli animali. L’azione viene firmata congiuntamente ALF
ed ELF.
E’ la prima volta che le due firme si trovano accanto, ma non sarà
l’ultima, a segnare un percorso fianco a fianco, per la salvaguardia
della natura e di tutte le specie viventi sul pianeta. Alf ed Elf si trovano
davanti gli stessi nemici, coloro che distruggono il pianeta, imprigionano
gli animali, li torturano, riducono la vita ad una merce; condividono
lo stesso desiderio di un mondo verde, dove per gli animali ci sia libertà
e tra gli esseri umani non ci sia sfruttamento. Non può esserci
una reale e concreta liberazione animale in una terra denudata delle sue
ricchezze, senza che per gli animali appunto non sia rimasto l’habitat
naturale. Allo stesso tempo è sintomo di una visione antropocentrica
difendere l’ambiente unicamente in funzione dell’uomo, senza
notare quello che accade alle altre specie non-umane negli allevamenti,
nei laboratori, nei centri di prigionia, senza vedere che senza il loro
spirito selvaggio la Terra rimane impoverita.
L’azione contro il BLM seguiva di pochi mesi un’azione ALF contro
il macello di cavalli Cavel West a Redmond, Oregon. Un incendio rivendicato
da «Animal Liberation Front –Equine and Zebra Liberation Network»,
il 21 luglio 1997, ha ridotto in cenere il macello e fatto almeno 1 milione
di dollari di danni, portandone la chiusura permanente. L’azione
contro Cavel West era stata taciuta dalla stampa fino all’arrivo
di un comunicato. Cavel West, di proprietà di una ditta belga che
esportava la carne di cavallo sul mercato europeo, era stata oggetto di
molte lamentele e di alcune proteste, soprattutto per l’odore e per
i danni ambientali causati dal drenaggio del sangue in un fiume vicino.
La ricostruzione del macello prevedeva la messa a punto di nuove costose
pratiche per diminuire l’impatto ambientale e queste sono state le
principali ragioni per cui non ha mai più riaperto.
L’azione contro il BLM è da collegare a questa, visto che
in quel periodo organi di stampa avevano reso pubblici i segreti del BLM,
autorizzato solo a catturare i cavalli selvatici per ridurne la popolazione
e a farli adottare da privati cittadini dietro pagamento. I dipendenti
del BLM invece adottavano loro stessi moltissimi cavalli, rivendendoli
poi al triplo del prezzo a Cavel West, dove sarebbero stati sgozzati per
diventare pezzi di carne. L’ALF e l’ELF sono riusciti a spezzare
questa catena e fermare il massacro di centinaia di animali selvatici.
ALF ed ELF hanno continuato a firmare azioni congiunte, come l’incendio
di un edificio della Animal Damage Control il 21 giugno 1998 ad Olympia,
Washington, in cui sono andati persi 1,5 milioni di dollari di ricerca
e 400.000 dollari di strutture. Oppure la liberazione in pieno giorno
di 310 furetti e visoni da un laboratorio di ricerca sui vaccini, compiuta
il 4 di luglio seguente e rivendicata come «giornata per l’indipendenza
degli animali prigionieri di allevamenti da pelliccia».Fiamme sulla
montagna
Vail, Colorado, è una delle più rinomate località
sciistiche degli Stati Uniti, ma è anche uno degli ultimi habitat
naturali della lince e il luogo della più nota azione di sabotaggio
ecologista della storia. La notte del 18 ottobre 1998 infatti gli elfi
hanno deciso di salire sulle montagne di Vail per frenare l’espansione
dei complessi sciistici, lasciandosi alle spalle cinque edifici e quattro
skilifts in fiamme, innescati da sette diversi focolai. Nell’oscurità
della notte, illuminata parzialmente dalle alte fiamme verso il cielo,
gli elfi sono riusciti ancora una volta a sfuggire silenziosamente senza
lasciare tracce. I danni causati con una notte di azione ammontano ad
almeno 12 milioni di dollari (quasi il doppio secondo le fonti dei tribunali
che hanno seguito il caso).
Vail ha portato l’ELF e le sue idee su tutti i media degli Stati
Uniti e non solo, facendo conoscere la presenza di gruppi disposti ad
infrangere la legge e causare milioni di dollari di danni per salvare
la Terra. In particolare l’azione a Vail ha gettato luce sulla lotta
che da un paio di anni veniva portata avanti localmente sia da associazioni
istituzionalizzate come il Sierra Club che da gruppi di base, utilizzanti
anche metodi di azione diretta simbolica come blocchi stradali e allucchettamenti,
per fermare il disboscamento di un’area di montagna ancora inviolata.
Infatti nel 1996 il Servizio Forestale aveva approvato l’espansione
del complesso di proprietà della Vail Inc., che si sarebbe allargato
anche nella zona selvaggia e inviolata denominata Two Elk. La zona intorno
a Vail era abitata da decine di mammiferi, 202 specie di uccelli e 5 di
anfibi, ma la controversia maggiore del progetto riguardava la lince canadese.
Secondo molti ecologi infatti a Vail c’erano stati la maggior parte
degli avvistamenti di lince canadese degli ultimi anni e questo era uno
degli ultimi luoghi in cui si trovava questa specie, pertanto il progetto
sarebbe stato una grave minaccia alla sopravvivenza della specie. Ed è
proprio in nome della lince che l’Elf ha colpito quella notte.
I complessi sono stati in seguito ricostruiti, alcuni più grandi
ancora del progetto iniziale, dimostrando l’ingordigia della Vail
Inc.. Questo nonostante la continuata attività di gruppi che hanno
provato a bloccare le ruspe, salire sugli alberi e incatenarsi ai cantieri.
E nonostante le fiamme che hanno illuminato la montagna.In difesa delle
foreste
Dopo Vail l’ELF ha continuato la sua lotta per difendere le foreste
dal disboscamento, iniziando a colpire le industrie direttamente coinvolte
nel taglio delle foreste secolari. Il giro di affari ruotante intorno
al legname è enorme, con relativamente poche compagnie che ottengono
gli appalti per le zone più ricche e più grandi. Gli alberi
di cui stiamo parlando sono qualcosa di mai visto per noi europei, giganti
sequoie o altre specie secolari, alte decine di metri e imponenti. Monumenti
alla storia della Natura che cadono sotto il colpo delle seghe elettriche,
lasciando nel Nord Est Pacifico delle ferite che richiederanno tempi lunghissimi
per rimarginarsi
e che faranno sparire tutte le foreste secolari della zona in meno di
30 anni.
Ma se già Earth First! e altri gruppi con i loro accampamenti stavano
creando non pochi problemi ai progetti di distruzione, l’ELF ha deciso
di dare un segnale più forte e colpire queste industrie direttamente
a casa loro, visitandone i quartier generali.
Il 27 dicembre 1998 la sede della US Forest Industries a Medford, Oregon,
è stata incendiata, distruggendo macchinari, documentazione e danneggiando
le strutture. La USFI era stata oggetto di proteste in particolare per
un progetto di enorme danno ambientale a San Luis, Colorado, contrastato
da ecologi professionisti e gruppi ambientalisti.
Un anno dopo, la notte di Natale del 1999, a subire una visita dell’ELF
fu la sede occidentale di Boise Cascade a Monmouth, Oregon. Boise Cascade
era la quarta più grande azienda di legname degli Stati Uniti,
con succursali anche in Messico, Canada, Cina e un nuovo enorme progetto
in preparazione in Cile. Boise Cascade, come molte altre compagnie di
legname coinvolte nei tagli in Sudamerica, ha messo in pratica forme dittatoriali
di annullamento del dissenso. Nel 1995 in Messico ben 17 contadini che
si stavano spostando per una protesta contro il disboscamento sono stati
uccisi dalla polizia locale. Questo caso efferato ha portato al licenziamento
del Governatore, ma non ha impedito a Boise Cascade di trarre profitto
dalle foreste locali per altri tre anni. In Cile invece le proteste e
i problemi avuti fin dall’inizio del loro progetto hanno costretto
l’azienda a rimandarlo a tempi da definire. Solo l’incendio
dell’ELF, dedicato proprio alle popolazioni cilene in lotta, ha portato
a cancellare i piani definitivamente, facendo annullare un progetto da
160 milioni di dollari.
Se queste sono le prime azioni ELF in difesa delle foreste, altre sarebbero
seguite, come l’incendio della multinazionale del legname Superior
Lumber a Glendale, Oregon, il primo gennaio del 2001, lo spiking2 di porzioni
di foresta destinate all’abbattimento intorno ad Eugene, Oregon,
nelle foreste dell’Idaho o in un cantiere per l’allargamento
di una strada ad Erie, Pennsylvania.
Ma anche la Forestale e i suoi progetti avrebbero continuato ad essere
nel mirino. Nel settembre 2002 l’ELF rivendica un incendio costato
700.000 dollari ai danni di un centro della Forestale, dove circa 70 anni
di dati e ricerche sono andati in fumo. Il comunicato in questione crea
una grossa discussione nel movimento, visto che per la prima volta si
fa riferimento all’utilizzo della violenza fisica come legittimo
innalzamento della lotta. Fino a quel momento l’ELF aveva tra le
sue linee di condotta il rifiuto di violenza su esseri viventi e l’accortezza
di non mettere in pericolo umani o animali nelle sue azioni. Adesso in
un comunicato l’ELF, seppur continui a difendere le precauzioni per
salvaguardare innocenti, minaccia anche che «non esiteremo più
a prendere in mano una pistola per fare giustizia e dare l’adeguata
protezione al nostro pianeta che decenni di battaglie legali,richieste,
proteste e sabotaggi economici non sono riusciti ad ottenere».All’attacco
dell’ingegneria genetica
Il 31 dicembre del 1999 l’ELF punta per la prima volta la sua attenzione
su uno dei nuovi pericoli per la Natura, lo sviluppo dell’ingegneria
genetica sulle piante. Obiettivo dell’azione è l’ufficio
di Catherine Ives, del dipartimento agrario nell’Università
del Michigan. Secondo il comunicato diffuso la Ives avrebbe avuto forti
legami e finanziamenti da parte di multinazionali come la Monsanto per
sviluppare e promuovere in paesi dell’America Latina sementi OGM.
I danni alle sue ricerche sono incalcolabili, tutto perduto.
Da quel momento in poi la lotta all’ingegneria genetica sarebbe diventata
una delle priorità dell’ELF, che ha messo a segno molte altre
azioni contro laboratori di ricerca. L’azione diretta contro gli
OGM non era certo una novità, già da tempo venivano sradicate
e distrutte le piantagioni transgeniche, ma ancora una volta se la scelta
dell’obiettivo è scontata è solo l’innalzamento
del livello di attacco, con l’uso del fuoco, che crea un allarmismo
considerevole negli ambienti nemici.
La necessità di fermare l’avanzata degli Ogm deriva da considerazioni
non solo strettamente ecologiste, ma anche dall’impatto che queste
nuove colture hanno sui piccoli coltivatori del terzo mondo e sulle possibilità
delle comunità umane di poter continuare l’antica pratica
del salvataggio dei semi. La manipolazione genetica delle piante è
un esperimento in campo aperto dalle conseguenze sconosciute, che mette
a repentaglio tutto l’ecosistema, una delle nuove tecnologie avanzate
imposte dall’alto del volere economico di fronte ad una preoccupazione
e un rifiuto crescenti tra le popolazioni. L’Elf con le sue azioni
porta un attacco al cuore di questo sistema senza scrupoli, cercando di
arginarne l’avanzata.
Altre azioni contro le manipolazioni genetiche sono seguite nel 2001.
Il 20 febbraio l’ELF incendia un magazzino di semi di cotone transgenico
della Delta & Pine Land Co, l’azienda proprietaria del brevetto
per una delle tecnologie più contestate degli ultimi anni: i semi
detti Terminator, programmati per poter dare alla luce solamente piante
sterili, cioè con semi privi di vita. Questo programma costringe
i coltivatori a ricomprare i semi dalle multinazionali.
Pochi mesi dopo, nel mese di maggio, l’ELF decide di attaccare la
manipolazione di alberi, finanziata dall’industria della carta. I
pioppi, alberi comunemente utilizzati per la polpa da cui deriva la carta,
vengono manipolati per crescere più velocemente e favorirne la
coltura. Proprio contro l’ufficio di un noto ricercatore del settore,
Toby Bradshow, e contro una azienda che coltiva pioppi transgenici, la
Jefferson Poplar Tree Farm, si dirigono le attenzioni dell’ELF, con
una azione simultanea in due diversi stati. Bradshaw è un nome
noto nell’ambiente, tanto che già nel 1999 prima degli scontri
di Seattle era stato bersaglio di attivisti. L’incendio all’Università
di Seattle è partito proprio dall’ufficio di Bradshaw e per
la lentezza dei vigili del fuoco ha causato 2 milioni di dollari di danni
a tutto l’Istituto, mentre alla Jefferson Tree Farm 13 automezzi
e un edificio sono stati ridotti in cenere. Nel comunicato gli attivisti
hanno annunciato una crescita di azioni nonostante la preparazione di
leggi speciali contro il cosiddetto eco-terrorismo.
Le azioni contro le manipolazioni genetiche a firma ELF sono continuate,
spesso rendendo pubblici progetti portati avanti nel silenzio, come la
costruzione di un laboratorio di biotecnologie dell’Università
dell’Idaho, il finanziamento da parte della Wyerhaueser Co. di ricerche
sul cotone transgenico presso l’Università dell’Oregon
e di Washington, la costruzione di un laboratorio biotech nei Cold Spring
Harbor Labs di Long Island o di un Parco Biotech a Fairfield nel Maine.
Tutti progetti in qualche modo rallentati dall’intromissione dell’ELF
nei loro piani.Più alberi, meno case
In difesa dei boschi, delle terre ancora selvagge e delle sorgenti d’acqua,
l’ELF ha dichiarato guerra a tutti i progetti edili che portano cemento,
strade asfaltate, gas di scarico e inquinamento in luoghi ancora non toccati,
se non marginalmente, da questi problemi. La prima azione contro l’urban
sprawl, l’estensione dell’urbanizzazione, ha avuto luogo a Bloomington,
Indiana, il 23 febbraio del 2000. Colpendo a sorpresa è stata incendiata
una casa lussuosa del valore di quasi 1.500.000 dollari, la cui costruzione
andava ad incidere sulla sorgente che rifornisce d’acqua la città.
Questa azione ha riacceso un dibattito sull’espansione urbana inserendosi
in proteste già esistenti riguardo a quel particolare progetto,
tanto da spingere un programma TV a fare un confronto in diretta tra il
proprietario della casa e Craig Rosebraugh, portavoce dell’ELF. Secondo
il proprietario nel progetto erano stati rispettati tutti i criteri ambientali,
ma di fronte ad una fonte che rischia di essere inquinata l’unico
criterio rispettabile è non costruire niente in quel luogo, questo
è il messaggio dell’ELF.
La zona di Bloomington sarebbe stata luogo di altre azioni contro la distruzione
dei boschi, azioni che hanno spinto attivisti locali ad organizzare partecipati
dibattiti pubblici, confermando uno degli intenti dell’ELF, cioè
essere un veicolo di discussione sui problemi che affliggono il pianeta.
Ma se a Bloomington è cominciata, la lotta contro l’urban
sprawl ha avuto il suo picco a Long Island, New York, dove nel giro di
cinque mesi tra la fine del 2000 e l’inizio del 2001 l’ELF avrebbe
messo a segno ben nove azioni. Per la prima volta l’ELF compariva
anche nel tempio economico dell’America. Le azioni di Long Island
hanno avuto un risalto enorme sui media, generando timore nel settore
edilizio e ispirando nuovi gruppi ad agire contro l’urban sprawl.
Infatti negli anni seguenti moltissime azioni hanno coinvolto case in
costruzione, condomini, villette a schiera, cantieri e macchinari per
la costruzione di strade, con l’azione più eclatante il primo
di agosto del 2003 quando sono state incendiate una serie di villette
del valore di 50 milioni di dollari a San Diego, l’azione ecologista
che ha fatto più danni nella storia del movimento. Ma se questo
enorme incendio ha sicuramente preoccupato i costruttori, la sequenza
di azioni in una stessa area ha portato la Building Industry Association
of Washington (Associazione Industria Edilizia) a mettere una taglia di
100.000 dollari sugli elfi responsabili di quattro azioni compiute nello
stato di Washington nel 2004. Taglia che non ha portato nessun risultato.ELF
vs SUV
Un altro degli obiettivi contro cui l’ELF ha dichiarato guerra sono
i SUV, Sport Utility Vehicles, grandi automezzi fuoristrada che imperversano
da molti anni in America e stanno ormai spopolando anche da noi. Questi
mezzi sono oggetti di proteste da parte di gruppi ambientalisti fin dalla
loro comparsa a causa degli enormi consumi di cui sono responsabili e
la conseguente emissione di elevate quantità di monossido di carbonio,
molto superiori a quelle di comuni automobili. Se i gruppi di consumo
critico hanno fatto una buona informazione, se vari gruppi ambientalisti
hanno fatto petizioni per chiedere che i centri cittadini vengano vietati
a questi mezzi, con scarsi risultati…. l’ELF ha deciso di intervenire
a suo modo colpendo dal lato economico e alzando l’attenzione su
questo argomento.
Le azioni ELF contro hanno colpito rivenditori di SUV, grandi saloni di
automobili di lusso, ma anche i proprietari di queste auto, che si sono
svegliati nelle loro ricche villette con la macchinona in giardino rovinata
da scritte spray. Tutto questo ha generato un aumento del dibattito sulla
dannosità dei SUV e ha sicuramente spinto qualcuno a considerare
di comprare un’auto diversa.
L’azione che ha segnato il movimento, anche se non firmata ELF, è
quella del giugno 2000 a Eugene, Oregon, quando per un incendio ad alcuni
SUV in una rivendita della Chevrolet sono stati arrestati due noti attivisti
locali, Free e Critter. La vendetta contro questi attivisti è stata
smisurata, con una condanna di 5 anni e 8 mesi a Critter e di 22 anni
a Free, accusato anche del tentato incendio di alcuni automezzi di una
raffineria! Pochi giorni prima della loro condanna, nel marzo del 2001
un gruppo anonimo rivendica l’incendio della solita rivendita Chevrolet,
questa volta dando alle fiamme ben 36 SUV e causando 1 milione di dollari
di danni. L’azione è stata rivendicata non solo contro questi
mezzi distruttivi ma anche in solidarietà a Free e CritterQuale
futuro per l’ELF?
La storia dell’ELF è sempre stata quella di elfi dispettosi
e imprendibili, che negli anni sono diventati per l’FBI la minaccia
principale al sistema economico statunitense, causando danni per centinaia
di milioni dollari agli sfruttatori di animali e ai distruttori del pianeta.
Purtroppo mentre scriviamo queste righe molti attivisti sono in carcere
o in attesa di giudizio per la maggior parte delle azioni ELF nella zona
orientale degli Stati Uniti. Questo significa forse una sconfitta? Lo
Stato può vantare di avere stroncato una cellula molto attiva fino
al 2001, pur con anni di ritardo. Ma anche dopo gli arresti le azioni
ELF, o quelle non firmate con questo nome, sono state molte, senza scemare.
Segno questo che di pari passo alla crescente sensibilità ecologista
è cresciuta anche la comprensione dell’azione diretta come
mezzo utile per fermare lo scempio e attirare attenzione su progetti distruttivi.
Se si vuole valutare l’efficacia dell’ELF non si devono vedere
i risultati nella singola azione, perché ciò che è
stato distrutto è stato anche poi quasi sempre ricostruito e gli
alberi che si voleva salvare sono spesso stati abbattuti. Uno sguardo
analitico di un movimento deve valutare l’impatto più ampio
e a lungo termine, come la diffusione di un messaggio e l’ispirazione
pratica di individui disposti a dare tutto per fermare lo scempio del
pianeta.
Un giorno, se il nome ELF diventerà un fardello da non tenere più
sulle spalle, forse verrà abbandonato. Ma non verrà mai
abbandonata la strada intrapresa, in difesa di tutto ciò che è
selvaggio e libero su questo pianeta.
le istanze radicali da cui si muove contro il consumismo, la deforestazione,
l’ingegneria genetica, la costruzione in luoghi incontaminati, lo
sfruttamento di «risorse umane» e la guerra. In pratica l’ELF
è la parte distruttiva di un movimento che critica la società
capitalista in cui viviamo, con tutti gli effetti collaterali e l’insostenibilità
dal punto di vista ecologico. Le azioni ELF non hanno un senso solamente
distruttivo ma anche educativo. Ogni fiamma che si innalza al cielo è
stimolo alla discussione, alla conoscenza di lotte che da tempo si combattono
dietro le quinte. Cosa è l’ELF?
Innanzitutto per l’ELF vale lo stesso discorso fatto da sempre per
l’ALF, e cioè che in realtà non esiste affatto niente
con questo nome. Non è una organizzazione, non è un gruppo
clandestino. Si può dire piuttosto che ELF è un’idea
nascosta dietro ad un nome. L’idea che di fronte alla desolante distruzione
del pianeta ci sia una urgenza di agire e fermarla, con ogni mezzo necessario.
Leggendo gli stessi comunicati di chi ha compiuto le azioni si capisce
che la rabbia derivante dallo scempio quotidiano di cui siamo spettatori
non trova sufficiente sfogo e soprattutto non ottiene risultati attraverso
metodi legali. Per anni le proteste, le richieste di nuove leggi, i controlli,
non sono riusciti a fermare la distruzione dell’ambiente. Il movimento
ecologista ha cominciato piano piano a radicalizzarsi, ad utilizzare metodi
di azione diretti, come la creazione di campi di protesta nelle foreste,
accampamenti sugli alberi, allucchettamenti. Con queste campagne di lotta,
condotte in larga parte da Earth First!, sono stati ottenuti dei risultati,
ma non è stato possibile assolutamente abbattere il colosso industriale
avanzante.
L’ELF nasce dalla convinzione che pur con pochi mezzi alcuni guerrieri
possono mettere seriamente i bastoni tra le ruote di questo colosso, fermandone
gli ingranaggi e attirando l’attenzione generale su problemi di primaria
importanza.Le radici
Ovviamente parlare della storia dell’ELF significa in questo caso
parlare del movimento
americano, che ha molte differenze da quello europeo e italiano. Dobbiamo
partire dalla nascita del sabotaggio ecologista in quel movimento, diffuso
inizialmente senza alcuna sigla di collegamento o apertamente firmato
da Earth First!.
EF! in America ha tra i suoi fondatori un certo Dave Foreman, ex-ranger
della Forestale e persona con grande conoscenza dei luoghi selvaggi. Foreman
insieme a Dave Abbey ha pubblicato nei primi anni ’90 un manuale
senza precedenti, Ecodefense – a field guide to monkeywrenching.
Ecodefense è un manuale che dalla A alla Z fornisce consigli su
come sabotare e danneggiare qualunque oggetto collegato ad attività
nocive per l’ambiente. Abbey era già noto per un suo romanzo
basato sulle attività di un gruppo di sabotatori, The monkeywrench
gang (edito in Italia col titolo «I sabotatori»). Nei primi
anni ’90 Earth First! negli Stati Uniti era un movimento sfrontato,
apertamente a favore del sabotaggio e tendente a diffondere una cultura
dell’azione diretta attraverso il suo giornale di riferimento. Questo
fino a che la repressione dell’FBI, arrivata perfino a far saltare
in aria l’auto di due noti attivisti per cercare di incastrarli accusandoli
di porto di esplosivo, non ha dato un freno e costretto a rivedere le
strategie d’azione. Tra alti e bassi, tra divisioni interne e cambiamenti
strategici, il movimento di Earth First! ha segnato la sua storia e dato
il via sicuramente a quanto sarebbe stato seguito poi da parte dell’ELF.Primi
passi
Le prime azioni firmate ELF negli Stati Uniti sono stati piccoli sabotaggi
a dei McDonald’s avvenuti in Oregon nell’ottobre del 1996. Pochi
giorni dopo, il 28 ottobre, il nome Earth Liberation Front appare scritto
sulle mura del quartier generale dei Ranger, nelle foreste di Detroit,
Oregon. Quella notte un pick-up è stato incendiato e un congegno
posizionato sul tetto dell’edificio è stato ritrovato inesploso.
Il Servizio Forestale è responsabile del taglio delle foreste negli
Stati Uniti e ha forti collusioni con l’industria del legname. L’ELF
ha fatto quella notte per la prima volta uso del suo strumento purificatore
preferito, il fuoco. Un’azione che ha segnato un salto di qualità
nel sabotaggio e che ha visto la condanna da parte di molti esponenti
dell’ecologismo istituzionalizzato.
Solo due giorni dopo, il 30 di ottobre, la stazione dei Ranger a Oakridge,
a sud di Eugene, Oregon, subisce un altro attacco incendiario. Stavolta
i danni sono enormi, circa 5 milioni di dollari. L’ELF comincia a
farsi subito un nome. Le sue idee e le sue proposte appariranno pochi
mesi più tardi in un comunicato nominato «Beltane»1,
apparso su internet. Un comunicato scarno, ma che gettava le basi per
un percorso di pensiero e di lotta seguito negli anni da azioni e scritti
più approfonditi. Soprattutto molte promesse mantenute.Due nomi,
una sola lotta
Nel 1997, dopo il comunicato Beltane, l’ELF scrive per la prima volta
la rivendicazione di un’azione, spedita al Liberation Collective
di Portland, Oregon, che fino a quel momento riceveva e diffondeva agli
organi di stampa i comunicati dell’ALF. L’azione in questione
avviene il 29 novembre del 1997 a Hines, nell’Oregon, e colpisce
un centro del Bureau of Land Management (BLM – ufficio per la gestione
del territorio): prima vengono liberati 488 cavalli selvatici e 51 asinelli,
poi vengono incendiati gli uffici, i magazzini, le staccionate che tengono
prigionieri gli animali. L’azione viene firmata congiuntamente ALF
ed ELF.
E’ la prima volta che le due firme si trovano accanto, ma non sarà
l’ultima, a segnare un percorso fianco a fianco, per la salvaguardia
della natura e di tutte le specie viventi sul pianeta. Alf ed Elf si trovano
davanti gli stessi nemici, coloro che distruggono il pianeta, imprigionano
gli animali, li torturano, riducono la vita ad una merce; condividono
lo stesso desiderio di un mondo verde, dove per gli animali ci sia libertà
e tra gli esseri umani non ci sia sfruttamento. Non può esserci
una reale e concreta liberazione animale in una terra denudata delle sue
ricchezze, senza che per gli animali appunto non sia rimasto l’habitat
naturale. Allo stesso tempo è sintomo di una visione antropocentrica
difendere l’ambiente unicamente in funzione dell’uomo, senza
notare quello che accade alle altre specie non-umane negli allevamenti,
nei laboratori, nei centri di prigionia, senza vedere che senza il loro
spirito selvaggio la Terra rimane impoverita.
L’azione contro il BLM seguiva di pochi mesi un’azione ALF contro
il macello di cavalli Cavel West a Redmond, Oregon. Un incendio rivendicato
da «Animal Liberation Front –Equine and Zebra Liberation Network»,
il 21 luglio 1997, ha ridotto in cenere il macello e fatto almeno 1 milione
di dollari di danni, portandone la chiusura permanente. L’azione
contro Cavel West era stata taciuta dalla stampa fino all’arrivo
di un comunicato. Cavel West, di proprietà di una ditta belga che
esportava la carne di cavallo sul mercato europeo, era stata oggetto di
molte lamentele e di alcune proteste, soprattutto per l’odore e per
i danni ambientali causati dal drenaggio del sangue in un fiume vicino.
La ricostruzione del macello prevedeva la messa a punto di nuove costose
pratiche per diminuire l’impatto ambientale e queste sono state le
principali ragioni per cui non ha mai più riaperto.
L’azione contro il BLM è da collegare a questa, visto che
in quel periodo organi di stampa avevano reso pubblici i segreti del BLM,
autorizzato solo a catturare i cavalli selvatici per ridurne la popolazione
e a farli adottare da privati cittadini dietro pagamento. I dipendenti
del BLM invece adottavano loro stessi moltissimi cavalli, rivendendoli
poi al triplo del prezzo a Cavel West, dove sarebbero stati sgozzati per
diventare pezzi di carne. L’ALF e l’ELF sono riusciti a spezzare
questa catena e fermare il massacro di centinaia di animali selvatici.
ALF ed ELF hanno continuato a firmare azioni congiunte, come l’incendio
di un edificio della Animal Damage Control il 21 giugno 1998 ad Olympia,
Washington, in cui sono andati persi 1,5 milioni di dollari di ricerca
e 400.000 dollari di strutture. Oppure la liberazione in pieno giorno
di 310 furetti e visoni da un laboratorio di ricerca sui vaccini, compiuta
il 4 di luglio seguente e rivendicata come «giornata per l’indipendenza
degli animali prigionieri di allevamenti da pelliccia».Fiamme sulla
montagna
Vail, Colorado, è una delle più rinomate località
sciistiche degli Stati Uniti, ma è anche uno degli ultimi habitat
naturali della lince e il luogo della più nota azione di sabotaggio
ecologista della storia. La notte del 18 ottobre 1998 infatti gli elfi
hanno deciso di salire sulle montagne di Vail per frenare l’espansione
dei complessi sciistici, lasciandosi alle spalle cinque edifici e quattro
skilifts in fiamme, innescati da sette diversi focolai. Nell’oscurità
della notte, illuminata parzialmente dalle alte fiamme verso il cielo,
gli elfi sono riusciti ancora una volta a sfuggire silenziosamente senza
lasciare tracce. I danni causati con una notte di azione ammontano ad
almeno 12 milioni di dollari (quasi il doppio secondo le fonti dei tribunali
che hanno seguito il caso).
Vail ha portato l’ELF e le sue idee su tutti i media degli Stati
Uniti e non solo, facendo conoscere la presenza di gruppi disposti ad
infrangere la legge e causare milioni di dollari di danni per salvare
la Terra. In particolare l’azione a Vail ha gettato luce sulla lotta
che da un paio di anni veniva portata avanti localmente sia da associazioni
istituzionalizzate come il Sierra Club che da gruppi di base, utilizzanti
anche metodi di azione diretta simbolica come blocchi stradali e allucchettamenti,
per fermare il disboscamento di un’area di montagna ancora inviolata.
Infatti nel 1996 il Servizio Forestale aveva approvato l’espansione
del complesso di proprietà della Vail Inc., che si sarebbe allargato
anche nella zona selvaggia e inviolata denominata Two Elk. La zona intorno
a Vail era abitata da decine di mammiferi, 202 specie di uccelli e 5 di
anfibi, ma la controversia maggiore del progetto riguardava la lince canadese.
Secondo molti ecologi infatti a Vail c’erano stati la maggior parte
degli avvistamenti di lince canadese degli ultimi anni e questo era uno
degli ultimi luoghi in cui si trovava questa specie, pertanto il progetto
sarebbe stato una grave minaccia alla sopravvivenza della specie. Ed è
proprio in nome della lince che l’Elf ha colpito quella notte.
I complessi sono stati in seguito ricostruiti, alcuni più grandi
ancora del progetto iniziale, dimostrando l’ingordigia della Vail
Inc.. Questo nonostante la continuata attività di gruppi che hanno
provato a bloccare le ruspe, salire sugli alberi e incatenarsi ai cantieri.
E nonostante le fiamme che hanno illuminato la montagna.In difesa delle
foreste
Dopo Vail l’ELF ha continuato la sua lotta per difendere le foreste
dal disboscamento, iniziando a colpire le industrie direttamente coinvolte
nel taglio delle foreste secolari. Il giro di affari ruotante intorno
al legname è enorme, con relativamente poche compagnie che ottengono
gli appalti per le zone più ricche e più grandi. Gli alberi
di cui stiamo parlando sono qualcosa di mai visto per noi europei, giganti
sequoie o altre specie secolari, alte decine di metri e imponenti. Monumenti
alla storia della Natura che cadono sotto il colpo delle seghe elettriche,
lasciando nel Nord Est Pacifico delle ferite che richiederanno tempi lunghissimi
per rimarginarsi
e che faranno sparire tutte le foreste secolari della zona in meno di
30 anni.
Ma se già Earth First! e altri gruppi con i loro accampamenti stavano
creando non pochi problemi ai progetti di distruzione, l’ELF ha deciso
di dare un segnale più forte e colpire queste industrie direttamente
a casa loro, visitandone i quartier generali.
Il 27 dicembre 1998 la sede della US Forest Industries a Medford, Oregon,
è stata incendiata, distruggendo macchinari, documentazione e danneggiando
le strutture. La USFI era stata oggetto di proteste in particolare per
un progetto di enorme danno ambientale a San Luis, Colorado, contrastato
da ecologi professionisti e gruppi ambientalisti.
Un anno dopo, la notte di Natale del 1999, a subire una visita dell’ELF
fu la sede occidentale di Boise Cascade a Monmouth, Oregon. Boise Cascade
era la quarta più grande azienda di legname degli Stati Uniti,
con succursali anche in Messico, Canada, Cina e un nuovo enorme progetto
in preparazione in Cile. Boise Cascade, come molte altre compagnie di
legname coinvolte nei tagli in Sudamerica, ha messo in pratica forme dittatoriali
di annullamento del dissenso. Nel 1995 in Messico ben 17 contadini che
si stavano spostando per una protesta contro il disboscamento sono stati
uccisi dalla polizia locale. Questo caso efferato ha portato al licenziamento
del Governatore, ma non ha impedito a Boise Cascade di trarre profitto
dalle foreste locali per altri tre anni. In Cile invece le proteste e
i problemi avuti fin dall’inizio del loro progetto hanno costretto
l’azienda a rimandarlo a tempi da definire. Solo l’incendio
dell’ELF, dedicato proprio alle popolazioni cilene in lotta, ha portato
a cancellare i piani definitivamente, facendo annullare un progetto da
160 milioni di dollari.
Se queste sono le prime azioni ELF in difesa delle foreste, altre sarebbero
seguite, come l’incendio della multinazionale del legname Superior
Lumber a Glendale, Oregon, il primo gennaio del 2001, lo spiking2 di porzioni
di foresta destinate all’abbattimento intorno ad Eugene, Oregon,
nelle foreste dell’Idaho o in un cantiere per l’allargamento
di una strada ad Erie, Pennsylvania.
Ma anche la Forestale e i suoi progetti avrebbero continuato ad essere
nel mirino. Nel settembre 2002 l’ELF rivendica un incendio costato
700.000 dollari ai danni di un centro della Forestale, dove circa 70 anni
di dati e ricerche sono andati in fumo. Il comunicato in questione crea
una grossa discussione nel movimento, visto che per la prima volta si
fa riferimento all’utilizzo della violenza fisica come legittimo
innalzamento della lotta. Fino a quel momento l’ELF aveva tra le
sue linee di condotta il rifiuto di violenza su esseri viventi e l’accortezza
di non mettere in pericolo umani o animali nelle sue azioni. Adesso in
un comunicato l’ELF, seppur continui a difendere le precauzioni per
salvaguardare innocenti, minaccia anche che «non esiteremo più
a prendere in mano una pistola per fare giustizia e dare l’adeguata
protezione al nostro pianeta che decenni di battaglie legali,richieste,
proteste e sabotaggi economici non sono riusciti ad ottenere».All’attacco
dell’ingegneria genetica
Il 31 dicembre del 1999 l’ELF punta per la prima volta la sua attenzione
su uno dei nuovi pericoli per la Natura, lo sviluppo dell’ingegneria
genetica sulle piante. Obiettivo dell’azione è l’ufficio
di Catherine Ives, del dipartimento agrario nell’Università
del Michigan. Secondo il comunicato diffuso la Ives avrebbe avuto forti
legami e finanziamenti da parte di multinazionali come la Monsanto per
sviluppare e promuovere in paesi dell’America Latina sementi OGM.
I danni alle sue ricerche sono incalcolabili, tutto perduto.
Da quel momento in poi la lotta all’ingegneria genetica sarebbe diventata
una delle priorità dell’ELF, che ha messo a segno molte altre
azioni contro laboratori di ricerca. L’azione diretta contro gli
OGM non era certo una novità, già da tempo venivano sradicate
e distrutte le piantagioni transgeniche, ma ancora una volta se la scelta
dell’obiettivo è scontata è solo l’innalzamento
del livello di attacco, con l’uso del fuoco, che crea un allarmismo
considerevole negli ambienti nemici.
La necessità di fermare l’avanzata degli Ogm deriva da considerazioni
non solo strettamente ecologiste, ma anche dall’impatto che queste
nuove colture hanno sui piccoli coltivatori del terzo mondo e sulle possibilità
delle comunità umane di poter continuare l’antica pratica
del salvataggio dei semi. La manipolazione genetica delle piante è
un esperimento in campo aperto dalle conseguenze sconosciute, che mette
a repentaglio tutto l’ecosistema, una delle nuove tecnologie avanzate
imposte dall’alto del volere economico di fronte ad una preoccupazione
e un rifiuto crescenti tra le popolazioni. L’Elf con le sue azioni
porta un attacco al cuore di questo sistema senza scrupoli, cercando di
arginarne l’avanzata.
Altre azioni contro le manipolazioni genetiche sono seguite nel 2001.
Il 20 febbraio l’ELF incendia un magazzino di semi di cotone transgenico
della Delta & Pine Land Co, l’azienda proprietaria del brevetto
per una delle tecnologie più contestate degli ultimi anni: i semi
detti Terminator, programmati per poter dare alla luce solamente piante
sterili, cioè con semi privi di vita. Questo programma costringe
i coltivatori a ricomprare i semi dalle multinazionali.
Pochi mesi dopo, nel mese di maggio, l’ELF decide di attaccare la
manipolazione di alberi, finanziata dall’industria della carta. I
pioppi, alberi comunemente utilizzati per la polpa da cui deriva la carta,
vengono manipolati per crescere più velocemente e favorirne la
coltura. Proprio contro l’ufficio di un noto ricercatore del settore,
Toby Bradshow, e contro una azienda che coltiva pioppi transgenici, la
Jefferson Poplar Tree Farm, si dirigono le attenzioni dell’ELF, con
una azione simultanea in due diversi stati. Bradshaw è un nome
noto nell’ambiente, tanto che già nel 1999 prima degli scontri
di Seattle era stato bersaglio di attivisti. L’incendio all’Università
di Seattle è partito proprio dall’ufficio di Bradshaw e per
la lentezza dei vigili del fuoco ha causato 2 milioni di dollari di danni
a tutto l’Istituto, mentre alla Jefferson Tree Farm 13 automezzi
e un edificio sono stati ridotti in cenere. Nel comunicato gli attivisti
hanno annunciato una crescita di azioni nonostante la preparazione di
leggi speciali contro il cosiddetto eco-terrorismo.
Le azioni contro le manipolazioni genetiche a firma ELF sono continuate,
spesso rendendo pubblici progetti portati avanti nel silenzio, come la
costruzione di un laboratorio di biotecnologie dell’Università
dell’Idaho, il finanziamento da parte della Wyerhaueser Co. di ricerche
sul cotone transgenico presso l’Università dell’Oregon
e di Washington, la costruzione di un laboratorio biotech nei Cold Spring
Harbor Labs di Long Island o di un Parco Biotech a Fairfield nel Maine.
Tutti progetti in qualche modo rallentati dall’intromissione dell’ELF
nei loro piani.Più alberi, meno case
In difesa dei boschi, delle terre ancora selvagge e delle sorgenti d’acqua,
l’ELF ha dichiarato guerra a tutti i progetti edili che portano cemento,
strade asfaltate, gas di scarico e inquinamento in luoghi ancora non toccati,
se non marginalmente, da questi problemi. La prima azione contro l’urban
sprawl, l’estensione dell’urbanizzazione, ha avuto luogo a Bloomington,
Indiana, il 23 febbraio del 2000. Colpendo a sorpresa è stata incendiata
una casa lussuosa del valore di quasi 1.500.000 dollari, la cui costruzione
andava ad incidere sulla sorgente che rifornisce d’acqua la città.
Questa azione ha riacceso un dibattito sull’espansione urbana inserendosi
in proteste già esistenti riguardo a quel particolare progetto,
tanto da spingere un programma TV a fare un confronto in diretta tra il
proprietario della casa e Craig Rosebraugh, portavoce dell’ELF. Secondo
il proprietario nel progetto erano stati rispettati tutti i criteri ambientali,
ma di fronte ad una fonte che rischia di essere inquinata l’unico
criterio rispettabile è non costruire niente in quel luogo, questo
è il messaggio dell’ELF.
La zona di Bloomington sarebbe stata luogo di altre azioni contro la distruzione
dei boschi, azioni che hanno spinto attivisti locali ad organizzare partecipati
dibattiti pubblici, confermando uno degli intenti dell’ELF, cioè
essere un veicolo di discussione sui problemi che affliggono il pianeta.
Ma se a Bloomington è cominciata, la lotta contro l’urban
sprawl ha avuto il suo picco a Long Island, New York, dove nel giro di
cinque mesi tra la fine del 2000 e l’inizio del 2001 l’ELF avrebbe
messo a segno ben nove azioni. Per la prima volta l’ELF compariva
anche nel tempio economico dell’America. Le azioni di Long Island
hanno avuto un risalto enorme sui media, generando timore nel settore
edilizio e ispirando nuovi gruppi ad agire contro l’urban sprawl.
Infatti negli anni seguenti moltissime azioni hanno coinvolto case in
costruzione, condomini, villette a schiera, cantieri e macchinari per
la costruzione di strade, con l’azione più eclatante il primo
di agosto del 2003 quando sono state incendiate una serie di villette
del valore di 50 milioni di dollari a San Diego, l’azione ecologista
che ha fatto più danni nella storia del movimento. Ma se questo
enorme incendio ha sicuramente preoccupato i costruttori, la sequenza
di azioni in una stessa area ha portato la Building Industry Association
of Washington (Associazione Industria Edilizia) a mettere una taglia di
100.000 dollari sugli elfi responsabili di quattro azioni compiute nello
stato di Washington nel 2004. Taglia che non ha portato nessun risultato.ELF
vs SUV
Un altro degli obiettivi contro cui l’ELF ha dichiarato guerra sono
i SUV, Sport Utility Vehicles, grandi automezzi fuoristrada che imperversano
da molti anni in America e stanno ormai spopolando anche da noi. Questi
mezzi sono oggetti di proteste da parte di gruppi ambientalisti fin dalla
loro comparsa a causa degli enormi consumi di cui sono responsabili e
la conseguente emissione di elevate quantità di monossido di carbonio,
molto superiori a quelle di comuni automobili. Se i gruppi di consumo
critico hanno fatto una buona informazione, se vari gruppi ambientalisti
hanno fatto petizioni per chiedere che i centri cittadini vengano vietati
a questi mezzi, con scarsi risultati…. l’ELF ha deciso di intervenire
a suo modo colpendo dal lato economico e alzando l’attenzione su
questo argomento.
Le azioni ELF contro hanno colpito rivenditori di SUV, grandi saloni di
automobili di lusso, ma anche i proprietari di queste auto, che si sono
svegliati nelle loro ricche villette con la macchinona in giardino rovinata
da scritte spray. Tutto questo ha generato un aumento del dibattito sulla
dannosità dei SUV e ha sicuramente spinto qualcuno a considerare
di comprare un’auto diversa.
L’azione che ha segnato il movimento, anche se non firmata ELF, è
quella del giugno 2000 a Eugene, Oregon, quando per un incendio ad alcuni
SUV in una rivendita della Chevrolet sono stati arrestati due noti attivisti
locali, Free e Critter. La vendetta contro questi attivisti è stata
smisurata, con una condanna di 5 anni e 8 mesi a Critter e di 22 anni
a Free, accusato anche del tentato incendio di alcuni automezzi di una
raffineria! Pochi giorni prima della loro condanna, nel marzo del 2001
un gruppo anonimo rivendica l’incendio della solita rivendita Chevrolet,
questa volta dando alle fiamme ben 36 SUV e causando 1 milione di dollari
di danni. L’azione è stata rivendicata non solo contro questi
mezzi distruttivi ma anche in solidarietà a Free e CritterQuale
futuro per l’ELF?
La storia dell’ELF è sempre stata quella di elfi dispettosi
e imprendibili, che negli anni sono diventati per l’FBI la minaccia
principale al sistema economico statunitense, causando danni per centinaia
di milioni dollari agli sfruttatori di animali e ai distruttori del pianeta.
Purtroppo mentre scriviamo queste righe molti attivisti sono in carcere
o in attesa di giudizio per la maggior parte delle azioni ELF nella zona
orientale degli Stati Uniti. Questo significa forse una sconfitta? Lo
Stato può vantare di avere stroncato una cellula molto attiva fino
al 2001, pur con anni di ritardo. Ma anche dopo gli arresti le azioni
ELF, o quelle non firmate con questo nome, sono state molte, senza scemare.
Segno questo che di pari passo alla crescente sensibilità ecologista
è cresciuta anche la comprensione dell’azione diretta come
mezzo utile per fermare lo scempio e attirare attenzione su progetti distruttivi.
Se si vuole valutare l’efficacia dell’ELF non si devono vedere
i risultati nella singola azione, perché ciò che è
stato distrutto è stato anche poi quasi sempre ricostruito e gli
alberi che si voleva salvare sono spesso stati abbattuti. Uno sguardo
analitico di un movimento deve valutare l’impatto più ampio
e a lungo termine, come la diffusione di un messaggio e l’ispirazione
pratica di individui disposti a dare tutto per fermare lo scempio del
pianeta.
Un giorno, se il nome ELF diventerà un fardello da non tenere più
sulle spalle, forse verrà abbandonato. Ma non verrà mai
abbandonata la strada intrapresa, in difesa di tutto ciò che è
selvaggio e libero su questo pianeta.
Note:
1- Beltane, festività celtica della fertilità e della primavera.
Coincide con il primo di maggio.
2 -inserimento di grossi chiodi nei tronchi degli alberi per rovinare
le seghe che li dovrebbero abbattere, azione comunicata preventivamente
per non mettere a repentaglio l’incolumità dei lavoratori.