untori
Qualche ricordo su Edoardo Massari
«Vivere
al di fuori delle leggi che asserviscono, al di fuori delle regole
strette, al di fuori finanche delle teorie formulate per le generazioni
a venire. Vivere senza credere al paradiso terrestre. Vivere per l’ora
presente, al di là del miraggio delle società future. Vivere e palpare
l’esistenza nel piacere fiero della battaglia sociale. È più di uno
stato dello spirito: è una maniera di vivere, e subito»


Zo d’Axa, “Vivere per l’ora presente”, 1894

Queste bellissime parole del “moschettiero liberatrio” Zo d’Axa
furono attribuite per errore ad Edoardo Massari. Un adesivo circolò, in
Italia e non solo, con quel testo e la firma di Edo sotto. In Grecia
stamparono addirittura un manifesto con il viso di Baleno come sfondo
alle stesse frasi. Itinerari curiosi, quelli delle parole e delle
identità.
Forse questa attribuzione impropria deriva dall’abitudine di Edo di
trascrivere un po’ ovunque delle frasi e dei pensieri che lo avevano
particolarmente colpito. Durante l’occupazione di uno spazio
autogestito – la “Piscina” di Caluso – aveva tappezzato i muri con
cartelloni che riportavano delle citazioni di vari autori (ne
ricordiamo di H. D. Thoreau e di R. W. Emerson). Chissà, forse qualcuno
trovò qualche quaderno o foglio di Baleno con le frasi di d’Axa senza
la firma del loro autore.
Ma a chi appartengono le idee?
Sebbene falsa, l’attribuzione era fin troppo vera. Baleno viveva
davvero per l’ora presente, creando non pochi imbarazzi ai suoi
compagni di cammino e di lotta. Come quando, durante l’occupazione di
un Municipio, si mise a cagare in un angolo, pulendosi poi il didietro
con una bandiera tricolore. Oppure quando, durante un presidio in
piazza, se ne entrò in un negozio di calzature proprio di fronte,
uscendone poi di corsa con un paio di costosi scarponi ai piedi…
Persino uscire la sera per fare delle scritte sui muri poteva rivelarsi
un’impresa piena di incognite. Baleno percepiva intensamente la
profonda distruttibilità di questo mondo di miseria e di fantasmi – e
la tentazione era costante. Di fronte ai richiami del compagno di
turno, rispondeva con tono provocatorio: «C’hai paura?». I suoi “colpi
di testa” erano talmente imprevedibili e costanti, da meritarsi
un’apposita espressione: balenate. Possedeva l’innocenza del divenire.
Baleno praticava quotidianamente l’autogestione. Costruiva lavatrici a
pedali, si faceva il pane e il seitan in casa… Considerando i manuali
degli strumenti da usare e non dei feticci da vendere, aveva provato
persino ad autoprodursi il… fulminato di mercurio, facendo
letteralmente ribollire il suo laboratorio di biciclette. Era un
sostenitore appassionato dell’azione diretta.
Il testo di d’Axa continua così: «Non abbiamo il tempo di segnare il
passo: la vita è breve. Individualmente, corriamo agli assalti che ci
chiamano…».

Testo tratto dalla mostra esposta in occasione delle iniziative per i dieci anni dalla morte di Sole e Baleno

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