L’ANTECEDENTE
un significativo filmato che mostrava quattro agenti bianchi in borghese
del Dipartimento di polizia di Los Angeles intenti a infierire brutalmente
con bastoni, manici di pistola e calci sul giovane nero Rodney King che
giaceva esangue a terra vicino ad un’auto.
con una video camera dall’operatore dilettante George Hollyday, ha rivelato
all’opinione pubblica statunitense, attraverso i teleschermi, la realta’
di cio’ che si e’ trasformata la guerra contro il crimine
e il narcotraffico proclamata da rambo Bush in ogni angolo degli USA.
In questo senso, proprio la metropoli di Los Angeles costituisce il caso
piu’ emblematico. Il dipartimento di polizia considera i propri
agenti alla stregua di marines da impiegarsi sul fronte di una guerra
nei ghetti neri ed ispanici ventiquattro ore su ventiquattro. La polizia,
per dar corso a queste operazioni di cosiddetta guerra contro il crimine
organizzato, usa come pretesto l’alto numero di omicidi che avvengono
ogni anno, oppure le gang di teenagers organizzate che contano decine
di migliaia di aderenti. Alla stregua di truppe armate di occupazione,
gli agenti -oltre le ottomila unita’- si comportano come un commandos
e si sentono autorizzati a impiegare qualsiasi mezzo contro il nemico,
identificato negli abitanti del ghetto. I rastrellamenti, operati in perfetto
stile nazista, sono talmente numerosi, nei ghetti latinos e neri, che
si e’ persino perso il conto. Questo tipo di operazioni hanno un
nome tristemente famoso, cioe’ operation hammer, che letteralmente
tradotto significa operazione martello. Cio’ rende assai bene l’idea
di che genere di cose si tratta. Sono operazioni consistenti in improvvisi
blitz durante i quali le forze dell’ordine circondano le zone interessate
con autoblindo ed elicotteri e poi invadono le case. Tutte le porte che
non si aprono vengono sfondate, gli appartamenti saccheggiati col pretesto
di cercar droga, e gli uomini vengono tutti portati alla Centrale per
controlli di identita’. Spesso, prima di andar via, a coronamento
di questa loro impresa, scrivono sui muri del ghetto teatro dell’operazione
con lo spray LAPD rules, che vuol dire qui comanda il Dipartimento di
polizia di Los Angeles. In queste spettacolari operazioni gli agenti fanno
uso di fucili a pompa, fucili di assalto a ripetizione, elicotteri perfettamente
attrezzati per il loro uso notturno, di strumenti di comunicazione ultra
moderni. Duranti i fermi, fanno uso di super manganelli e bastoni elettrici,
che sono quanto di meglio offre il mercato sul fronte della ricerca tecnologica
congiunta all’uso scientifico della medioevale pratica della tortura.
I manganelli in dotazione sono lunghi 60 cm, sono di un modello speciale
in alluminio chiamato monadnock Pr 24 e sono stati concepiti per infliggere
il massimo dei danni con il minimo sforzo per chi li impugna. Poi fanno
uso anche di bastoni elettrici taser, che hanno la capacita’ di
infliggere una fortissima scarica elettrica, che provoca in chi la riceve
dei danni simili a quelli provocati dall’elettroshock. L’odio della polizia
di Los Angeles contro i latinos e i neri si manifesta attraverso i metodi
piu’ brutali e violenti, basti pensare che nel ’78, Daryl Gates,
capo dell’attuale polizia, appena entrato in carica, guido’ personalmente
in un quartiere ispanico le operazioni d’assalto contro un covo di trafficanti
di droga, usando un ariete di acciaio lungo 4 metri e 20 cm. La casa presa
di mira fu distrutta e tre bambini rimasero uccisi sotto le macerie. L’amministrazione
comunale della citta’ nel ’90, ha dovuto pagare 11 milioni di dollari
a cittadini brutalizzati dagli agenti di polizia, mentre una speciale
commissione nell’ambito di una inchiesta apertasi dopo il caso Rodney
King, ha presentato il 9 luglio scorso un rapporto che documenta episodi
di ripetuta violenza e di razzismo nel Dipartimento di Los Angeles.
UN PO’ DI STORIA
La trasformazione del Dipartimento di polizia di Los Angeles in un corpo
paramilitare ha inizio negli anni ’50, a opera di William Paker, legato
agli ambienti dell’estrema destra, il quale, appena insediato a capo della
polizia, diede corso a un radicale processo di militarizzazione del Lapd
(Division internal affairs della polizia), trasformandolo da accozzaglia
di poliziotti corrotti e ubriaconi in un moderno e super efficiente burocratico
apparato poliziesco, in grado di controllare l’intero territorio metropolitano
in qualsiasi momento. Parker indicava nel comunismo, nella decadenza morale
e nelle minoranze di colore i tre maggiori pericoli per gli USA, per giustificare
la sua politica nazistoide e razzista riguardo l’ordine pubblico della
metropoli. Dopo la rivolta di Watts del ’65, Parker e il suo vice Gates,
crearono il famigerato corpo speciale Swat (Special weapons and tactical
teams), che era formato da squadre armate e super addestrate con compiti
di controguerriglia urbana. Queste erano composte da cinque uomini reclutati
tra i veterani dell’esercito. In sostanza queste squadre hanno fatto da
modello a quelle squadre speciali oggi operanti in ogni polizia del mondo.
Gli Swat nacquero con il pretesto che alla base dei disordini nel ghetto
di Watts, opinione di Parker e Gates, non vi erano cause sociali ad averli
alimentati, ma esclusivamente gruppi fortemente armati, strutturati in
vista di scontri violenti contro la polizia. L’attuale sviluppo della
strategia militare e poliziesca seguita dal Dipartimento di polizia di
Los Angeles proviene da questo fatto. È quindi da molti anni prima
che incominciasse la lotta contro i narcotrafficanti e le attuali bande
giovanili che la polizia e’ armata ed equipaggiata in questo senso,
ed e’ all’avanguardia rispetto alle altre polizie metropolitane
operanti negli altri States.
LA GUERRA CONTRO I LATINOS E I NERI
È dai tempi delle black panthers che la polizia di Los Angeles
impartisce ai propri agenti, che vengono reclutati nei sobborghi lontani
dalle metropoli, un addestramento psicologico alla guerra e all’odio sfrenato
contro latinos e neri, per cui la violenza contro gli abitanti dei ghetti
e’ la norma, una prassi comportamentale quotidiana. Cosi’,
in vista di una guerra senza quartiere, nei sotterranei della centrale
di polizia di Los Angeles e’ stato creato un ultrasofisticato centro
di comunicazione, che non ha nulla da invidiare al Dipartimento della
sicurezza delle Forze Armate Statunitensi. Questo centro di comunicazione,
specchio del controllo sociale informatizzato, rende bene l’immagine di
quella che sara’ la modernissima polizia telematica nella societa’
tecnologizzata americana. Infatti, in questo modo la polizia sa minuto
per minuto, ventiquattr’ore su ventiquattro, quel che accade in ogni punto
della metropoli, in quanto nella sala di comando si sa sempre dove si
trova ogni unita’ operativa, sia che si tratti di un’auto di pattuglia
o di un elicottero di ricognizione. Gli elicotteri in dotazione alla polizia
sono quanto di meglio offra la tecnologia in questo campo: sono muniti
di visori a raggi infrarossi e di proiettori che emettono un fascio potentissimo
di luce capace di illuminare a giorno la zona inquadrata. Si tratta degli
ultrasofisticati modelli Aereospatiale e dei famosi del Jet Rangers, impiegati
dalle truppe americane in Salvador. Per capire l’importanza ricoperta
da questi mezzi nel piano gestione/amministrazione dell’ordine pubblico
ad opera della polizia, basti pensare che nell’aprile dell’88, in una
sola notte, con l’ausilio di questi mezzi furono arrestati quasi 1500
teen agers, nella zona di South Central, che si estende dal centro civico
al porto attraverso Watts e Compton. L’anno scorso i rastrellamenti di
questo tipo portarono al fermo di oltre 50.000 persone. I computer della
LAPD non servono solo a registrare omicidi, rapine, stupri, o a far si
che i poliziotti appaiano infaticabili nel trascinare davanti ai giudici
sempre piu’ frustrati e annoiati, torme di teen agers sospettati
di appartenere a qualche gang, o a perseguire gli automobilisti passati
col rosso al semaforo, ma soprattutto a schedare chiunque e’ sospettato
di attivita’ sovversiva. Per tutti gli anni ’80 questa sinistra
attivita’ di schedatura la svolse la dissolta pubblic disorder &
intelligence division, che ha compilato migliaia e migliaia di dossier,
soprattutto inerenti chi aiutava i rifugiati salvadoregni e guatemaltechi
a sfuggire agli squadroni della morte. Da questo quadro kafkiano del sospetto
instaurato da questi anonimi agenti spia dislocati ovunque nella metropoli
non sono sfuggiti neppure tutti i membri del Consiglio comunale, rei di
aver criticato i sempre piu’ cospicui finanziamenti stanziati per
la polizia. Si racconta a mo’ di barzelletta che i suddetti dossier siano
stati distrutti, questo perche’ sulle cenere della suddetta divisione
ne e’ nata un’altra, simile, ma a quanto pare molto piu’ efficiente
ed esperta di quella precedente: la Antiterrorismo Division. Il Dipartimento
di polizia di Los Angeles aggiorna in continuazione i dossier su 30.000
presunti appartenenti a gang giovanili criminali. I poliziotti agiscono
con mentalita’ da setta, considerando tutti gli abitanti dei ghetti
dei potenziali criminali, su questo punto la valutazione della popolazione
nei loro confronti e’ identica in quanto li considerano una confraternita
legalizzata di criminali in divisa. In sostanza per gli agenti del Dipartimento
di polizia di Los Angeles non ci sono che due categorie di cittadini:
da un lato quelli da proteggere con ogni mezzo, vale a dire la creme privilegiata
che abita nei quartieri extra lussuosi e ultra-avveniristici come Beverly
Hills, e dall’altro solo sospetti da arrestare e incriminare, nell’ambito
di una sfrenata caccia alle Streghe dove la conclamata guerra al crimine
o al narcotraffico e’ unicamente una guerra senza quartiere, condotta
contro i poveri, dato che a che farne le spese quotidianamente sono gli
abitanti dei ghetti latinos e neri.
DALLA BEFFA ALLA RIVOLTA
A Los Angeles, il 2 marzo ’92, si e’ aperto il processo contro
i quattro agenti bianchi (Stacey Koon, Laurence Powell, Theodore Briseno
e Timoty Wind) responsabili del brutale pestaggio che porto’ il
giovane nero Rodney King all’ospedale con una gamba spezzata, la mascella
fratturata e contusioni varie. Sede del processo il sobborgo di Venture
County, dove vive una comunita’ di bianchi, molti dei quali poliziotti,
con una giuria popolare composta da 10 bianchi, un asiatico e un ispanico
e nessun nero. Dopo quasi due mesi di lavori, il processo si e’
concluso mercoledi’ sera 29 aprile, con l’emissione di un verdetto
che ha assolto i quattro poliziotti da tutti i reati (violenza e rapporto
falso). Solo uno dei quattro, Powell, tornera’ sul banco degli imputati
il 15 maggio ’92, per rispondere di eccessivo uso della forza. Questa
sentenza e’ suonata come un’atroce beffa razzista nei confronti
della popolazione nera di Los Angeles, la quale ha dato cosi’ corso
all’esplosione della propria rabbia sfociata nella rivolta aperta e violenta
contro il dilagante razzismo poliziesco e le allucinanti condizioni di
miseria e invivibilita’ presenti nel ghetto. Per quattro giorni
gli abitanti dei ghetti di Los Angeles hanno trasformato in un immenso
campo di battaglia intere aree della metropoli, dando luogo ad incendi,
saccheggi, sparatorie e distruzioni varie. Epicentro della rivolta e’
stato South Central, dove all’angolo di florence e Normandie Boulevard,
nel cuore di un quartiere devastato dalla poverta’, dalla disoccupazione,
dal crimine e dalla violenza quale unica forma di sopravvivenza, le gang
giovanili, gruppi di giovani neri, hanno iniziato a tirare sassi ed estrarre
dalle loro lussuose macchine i bianchi. Da questi primi disordini, si
e’ passati, col generalizzzarsi della situazione, ad altre forme
di contestazione violenta, assaltando, saccheggiando e incendiando da
ogni struttura commerciale, fino alla istituzioni divenute un obiettivo
da distruggere.
LA RIVOLTA SI ESTENDE
Sull’onda di tutto quello che trasmettevano in diretta i vari network
televisivi su quanto andava accadendo a Los Angeles, la rivolta si e’
praticamente estesa a tutte le principali metropoli degli States. A New
York, la grande paura, ha fatto si che tutti i negozi, gli uffici, e i
grandi magazzini venissero chiusi come misura precauzionale per evitare
possibili danni, il tutto giustificato con la motivazione di voler permettere
ai propri dipendenti di porsi al sicuro tra le robuste e confortevoli
pareti domestiche. Vi sono state manifestazioni spontanee di latinos,
bianchi e neri, abitanti nei ghetti a Brooklin e in Times Square, nel
corso delle quali vennero distrutte parecchie vetrine e automobili. Nella
tarda serata di venerdi’, ci sono stati scontri violenti ed Est
Village tra giovani ribelli e forze di polizia, e vennero tratti in arresto
70 dimostranti. Ad Atlanta, i giovani neri, quasi contemporaneamente a
quanto accadeva a Los Angeles, diedero corso a violentissimi scontri contro
la polizia. Vi furono manifestazioni studentesche anch’esse disperse dalle
squadre di polizia antisommossa. Bilancio: 200 arresti. San Francisco
venne dichiarata dalle forze dell’ordine in stato d’assedio. Manifestazioni,
scontri, arresti e saccheggi si verificarono anche a Philadelphia, Baltimora,
Seattle, Omama e nel Wisconsin. A Las Vegas, nel corso dei disordini sono
rimaste uccise tre persone. A Los Angeles, il bilancio dei quattro giorni
di rivolta e’ pesantissimo, data l’infame opera di macelleria repressiva
condotta congiuntamente da Polizia, Guardia Nazionale, FBI e Truppe Federali
che hanno formato un esercito di 20.000 unita’ tra cui 4.500 militari
anti-sommossa.
COSA C’È DIETRO?
Nessuno ha parlato del futuro dei giovani abitanti nei ghetti metropolitani,
il perche’ e’ semplice: non c’e’ nessun futuro. Il sogno
americano dell’integrazione razziale e’ bruciato proprio la dove
27 anni prima era partito. Los Angeles, infatti, e’ stata teatro
della prima grande rivolta contro la discriminazione razziale: quella
di Watts del ’65 e divenne il simbolo della collera e del riscatto per
tutta la popolazione afro-americana. Questa rivolta scoppiata nel ghetto
nero di Watts da cui prese poi il nome, imperverso’ per 6 giorni
e fu incontrollabile. I macellai della Guardia Nazionale, come e’
accaduto per quest’ultima rivolta, fecero allora un’autentica carneficina
con migliaia e migliaia di arresti, i feriti furono a centinaia, i giovani
ribelli afro-americani uccisi 34 e i danni alle strutture commerciali
e pubbliche risultarono anche in quella occasione incalcolabili. In quel
periodo seguirono poi la rivolta di Tampa, Dayton, Atlanta, Cincinnati,
Washington, fino all’altra grande rivolta di Detroyt del ’67, il cui bilancio
fu piu’ grave di quello di Watts: i morti furono 44. In mezzo ci
sono : la rivolta di Boston , nata nel quartiere nero di Roxbury ed estesasi
fino al centro della citta’, in tale occasione la polizia apri’
il fuoco sulla folla, i feriti furono 70; la rivolta di Newark, nel New
Jersey e quella di Harlem, il quartiere nero di New York. Questi erano
gli anni del grande risveglio nero, delle marce pacifiste per i diritti
civili di Martin Luther King, ma anche dello svilupparsi del BRUCIA RAGAZZO
BRUCIA, del movimento di Rap Brown e di Stokeley Carmichal, che considerava
l’uso della violenza insurrezionale indispensabile allo sviluppo rivoluzionario
del movimento di liberazione afro-americano. Nel ’68 la grande ondata
di rivolta sembra cessata, sono i primi effetti della politica progressista
dei democratici, basata sull’integrazione, sul rispetto delle leggi legate
ai diritti civili e la guerra alla poverta’. Il disarmo della rivolta
violenta, opera del movimento pacifista sorto attorno alla guerra del
Vietnam, che incanala la protesta sugli innocui binari della legalita’
e cio’ che consentono le autorita’, non crea alcun problema
all’amministrazione americana. L’assassinio di Martin Luther King scatena
di nuovo, un po’ dappertutto, la rivolta di piazza con relative violenze,
incendi, saccheggi e morti. La parte del paese piu’ conservatrice
e reazionaria e’ frustrata, in quanto l’esercito americano lascia
il Vietnam sconfitto. Trova la sua rivincita con l’insediamento alla Casa
Bianca del repubblicano Ronald Reagan che, in breve tempo, smantella l’apparato
di assistenza sociale pubblica ai poveri e trasforma la guerra alla poverta’
in una guerra contro i poveri. E il silenzio imposto alla protesta e’
contornato dal terrore armato delle forze di polizia, mobilitate ovunque
permanentemente per stroncare sul nascere ogni accenno di rivolta. Vi
sono in questo periodo azioni e reazioni che permangono, pero’ sempre
circoscritte. I tempi dei Kennedy, dei Lyndon Jonson e dei Martin Luther
King sono ormai distanti anni luce. Con l’avvento di Bush si ripropone
il modello politico gestionale-amministrativo della parte peggiore e piu’
reazionaria del Paese in quanto lo sfrenato liberalismo riapre tutte le
porte alla piu’ sordida e strisciante discriminazione razziale,
quella in guanti bianchi che passa per la disoccupazione, il peggioramento
generalizzato di tutte le condizioni sociali vissute nei ghetti dalle
fasce piu’ deboli ed emarginate del proletariato statunitense, mentre
accresce la ricchezza delle fasce piu’ abbienti, in sostanza va
accentuandosi sempre piu’ il divario tra poverta’ e ricchezza,
i poveri sempre piu’ poveri e i ricchi sempre piu’ ricchi.
Questa rivolta ha messo in luce il volto cinico e spietato della societa’
tecnologica e multirazziale americana, pervasa in ogni suo anfratto di
razzismo e violenza legalizzata che colpisce in particolare i giovani
abitanti dei ghetti. Per loro non vi e’ futuro se non nella rivolta
armata e violenta contro questo stato di cose. La sola speranza di un
cambiamento radicale e’ quindi racchiusa in quel BRUCIA, RAGAZZO,
BRUCIA senza aspettarti nulla dal potere!
tratto dalla rivista "l’Ammutinamento del pensiero"