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Grecia – Comunicato della Cospirazione delle Cellule di Fuoco sulla bomba che ha ucciso il giovane afgano

Dichiarazione della Cospirazione delle Cellule di Fuoco
sull’esplosione del 28 marzo 2010, ampiamente ripresa dai media di
regime nazionali e internazionali, per la quale un giovane afgano ha
perso la vita, mentre sua sorella è rimasta ferita.

traduzione Culmine

Nelle ultime 24 ore siamo stati colti da un’estrema antitesi
emotiva…
Da un lato, grande dolore per la morte del 15enne afghano e per per il
ferimento della sorella; dall’altro, il massimo della rabbia per i
reportage dei media, che in maniera del tutto arbitraria e intenzionale
hanno cercato di coinvolgere la nostra organizzazione in questo
avvenimento.
Solitamente, noi non siamo "turbati" dagli scenari di panico guidati dai
media, ma l’importanza dell’evento ci costringe a prendere una
posizione pubblica, non essendoci alcuna connessione riguardo ad un
nostro attacco. Per questo motivo noi AFFERMIAMO IN MANIERA NETTA CHE LA
COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO NON HA ASSOLUTAMENTE NULLA A CHE
VEDERE CON L’EVENTO IN QUESTIONE.
Sappiamo fin troppo bene che la nostra parola contro la parola
dell’Unità Anti-terrorismo non ha la stessa esposizione dal momento che i
mezzi di comunicazione, in una missione
pagata, "fotografano" e calunniano la nostra organizzazione ed il nostro
presunto coinvolgimento nell’esplosione nel quartiere di Patisia,
Atene.
Per questo motivo diciamo a tutte le persone di pensare a titolo
individuale, in modo da capire lo sporco gioco che è stato messo sù.

Per quanto sopra, dichiariamo:

PRIMO – Come abbiamo scritto nel comunicato in seguito all’attacco
contro l’istituto delle Assicurazioni Nazionali: "… il tempo dato per
l’evacuazione dell’edificio è stato stabilito in base alla conoscenza
del numero di forze in possesso della polizia nella zona circostante. In
futuro, a seconda delle caratteristiche di ciascuna area geografica,
noi stabiliremo i corrispondenti tempi per l’evacuazione. Il nostro
obiettivo è la distruzione materiale e la polizia è sempre stata messa
in guardia in modo da poter evacuare in tempo ogni area…". Perciò,
sarebbe incoerente e mortalmente incurante da parte nostra la
collocazione di un ordigno esplosivo in una zona densamente popolata,
senza una chiamata d’allarme.

SECONDO – Nel caso che la chiamata telefonica alla stazione
televisiva ALTER abbia effettivamente avuto luogo la mattina dello
stesso giorno, sarebbe stata una criminale negligenza da parte nostra
quella di aver "abbandonato" l’ordigno esplosivo per circa 14 ore con il
probabile pericolo di un’esplosione che avrebbe avuto dei passanti come
vittime. IL RISCHIO CHE NOI PRENDIAMO COME RIVOLUZIONARI PRESUPPONE
ANCHE IL MASSIMO
DELLA NOSTRA ESPOSIZIONE PERSONALE PER CONTROBILANCIARE LA PROBABILITA’
DI UN INCIDENTE. In parole povere, noi non daremmo mai un tempo limite
di 6 minuti, sapendo che è impossibile evacuare una zona in tale tempo,
né lasceremmo un ordigno esposto senza di noi e ce ne andremmo via.
Tutto ciò ha a che vedere con le assunzioni di responsabilità delle
nostre scelte.

TERZO – Secondo la nostra tattica standard, al fine di evitare il
malfunzionamento di ogni ordigno, noi utilizziamo sempre due orologi (e
non uno, come è finora trapelato dai media), così nel caso di
malfunzionamento di uno degli orologi, il secondo agisce al posto suo.

QUARTO – Sempre, le chiamate di allarme che noi effettuiamo le
facciamo almeno a due mezzi di comunicazione istituzionale, con il fine
di evitare eventuali malintesi da parte degli operatori telefonici,
nonché per una migliore copertura possibile della chiamata di allarme,
come è successo in passato con altre organizzazioni. Inoltre, c’è sempre
una descrizione completa e dettagliata, non solo dell’obiettivo contro
il quale
collochiamo l’ordigno, ma anche un riferimento ad alcune strade, le
dimensioni dell’ordigno esplosivo e gli avvisi di rilievo
sull’evacuazione e la chiusura degli edifici (l’hotel La Mirage in
piazza Omonia, nel caso dell’attacco al gruppo neo-nazi Golden Dawn, il
blocco di entrambe le corsie di traffico e degli edifici circostanti).

QUINTO – Nel caso della collocazione dell’ordigno esplosivo a casa
del vice-presidente dell’Unione Greco-Pachistana a Patisia, avendo la
conoscenza del territorio e la mobilità dei migranti nella zona, abbiamo
dato un termine di 20 minuti alla polizia e per questi stessi motivi
abbiamo utilizzato un esplosivo di bassa intensità (polvere nera da
sparo
fatta a mano) e non il materiale esplosivo utilizzato presso gli uffici
della Golden Dawn o l’Ufficio Centrale della Polizia per gli Immigrati.

Inoltre, non è stato un caso che gli esplosivi siano stati collocati
al di fuori degli appartamenti e non dentro – come abbiamo voluto
evitare in ogni caso un eventuale danno per gli inquilini. Infine, non
siamo giudici, inquirenti o giornalisti di cronaca nera che giungono a
facili conclusioni. Alla fine della giornata, la verità di quanto
accaduto è nota solo agli autori dell’azione. Nel CASO PROBABILE che il
particolare ordigno esplosivo sia stato collocato da una Organizzazione
Rivoluzionaria, allora la dignità rivoluzionaria impone una
rivendicazione pubblica di assunzione delle responsabilità con la
pertinente autocritica che potrebbe chiarire la scena, altrimenti
l’anonimato politico sabota la direzione rivoluzionaria e "carica"
un’intera strategia, quella della
guerriglia urbana.

Le conclusioni sono tante, assieme al ricordo che se è veramente un
"attacco" alla cieca, allora è una tendenza politica molto specifica che
si trova alla destra dello Stato, che ha speciale predilezione per tali
pratiche (Piazza Fontana, Italia – ordigno esplosivo da parte
dell’estrema destra parastatale) in determinate condizioni di tensioni
sociali.

TUTTO CONTINUA…

COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
GRUPPO DI GUERRIGLIA TERRORISTA
SCHEGGIA NICHILISTA

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