untori
raccolta di citazioni sul g8
Categories: Genova G8

CITAZIONI


 

Esci
di casa e trovi un carabiniere che ti chiede un documento. Giri l’angolo per
andare dal lattaio, e scopri che la strada è stata bloccata da una grata di
ferro. Percorri dieci metri e un altro carabiniere ti chiede i documenti. Vuoi
prendere l’auto che hai lasciato parcheggiata sull’altro lato della strada
ma adesso c’è un muro e ti tocca camminare per almeno due chilometri. Torni
indietro, e un poliziotto ti chiede un documento. Bevi un caffè, esci dal bar,
ti allacci una scarpa e un finanziere ti chiede un documento. Stai per rientrare
a casa e un poliziotto ti blocca perché il documento che la Questura ti ha
rilasciato era sbagliato: «Mi spiace ma la devo accompagnare fuori dalla zona
rossa». Sacramenti e un carabiniere ti chiede un documento. Hai convinto il
poliziotto e il carabiniere che abiti davvero in zona rossa, stai finalmente per
ritornare a casa e un finanziere ti chiede un documento: «Mi spiace, la devo
riaccompagnare fuori»…

La
Stampa, 19 Luglio 2001

A
Genova verranno impiegati 2.700 militari, io in Libano ne avevo 2.300.

Gen.
Angioni, capo del contingente militare in Libano

  

 

Lo conoscevamo poco, qualche
volta lo incontravamo al bar Asinelli. Era un punkabbestia, uno
di quelli che non hanno lavoro ma portano tanti orecchini, uno
che vuole entrare senza pagare, uno che la gente perbene chiama parassita. Gli faceva schifo il mondo e non aveva niente a che fare con noi dei centri sociali, diceva che eravamo troppo disciplinati.

Matteo Jade, leader delle tute bianche genovesi, diretta radiofonica 20/07/01

 

  


Si
è trattato di una violenza cieca e senza obiettivi prevedibili, così da
rendere oggettivamente impraticabili quelle misure di prevenzione che in altre
circostanze sono servite ad anticipare e scongiurare attacchi finalizzati ad una
strategia intellegibile. Che cosa proteggere nella città se il black bloc ha
avuto la forza e l’ardire di attaccare le carceri e le caserme delle forze
dell’ordine?

Ansoino
Andreassi, ex-vicecapo della Polizia, Audizione di fronte alla commissione
parlamentare, 28 agosto 2001

 

Ogni
volta che, su indicazione dei cittadini, cercavamo di fronteggiarli, loro si
erano già spostati con le classiche azioni di guerriglia; molte volte non siamo
potuti intervenire per bloccarli perché loro, che conoscevano bene la città,
si mettevano in posizione tale da non farsi raggiungere: non potevamo scendere
da monte, né muoverci dai lati per la presenza del corteo e della massa dei
manifestanti. Perciò, non potevamo entrare per fronteggiare i black bloc, che,
nel frattempo, avevano già cambiato obiettivo.

Francesco
Colucci, ex-questore di Genova, Audizione di fronte alla commissione
parlamentare, 28 agosto 2001

 


Ancora
oggi chi ha partecipato alle giornate di Genova si domanda (e l’elenco ancora
non è completo): 1. chi abbia deciso l’impiego, e con quali ordini di
servizio, degli agenti infiltrati nel movimento (carabinieri, ma anche agenti
stranieri) che hanno anche svolto funzioni di agenti provocatori. 2. come mai
siano stati lasciati liberi di operare gruppi ben individuabili e
circoscrivibili di cosiddetti black bloc sia il 20 che il 21 luglio, spesso a
poche centinaia se non decine di metri da presidi importanti e obiettivi
delicatissimi […] e quali azioni di prevenzione si siano fatte nei loro
confronti o indagini nell’ambiente neonazista e neofascista o nei gruppi
ultras delle tifoserie del calcio. […]

da
"Genova – Il libro bianco" ed. l’Unità, Liberazione, il manifesto,
manifestolibri, Carta

  


Le
chiedo, invece, di farci sapere qualche cosa di più, di farci sapere, cioè,
qual è quella zona grigia, a metà tra il nero dei black bloc e il bianco dei
pacifisti con i rosari, non identificabili perché vestiti di nero, ma
riconoscibili da altro tipo di travisamento, in quanto a me pare di aver visto
un altro film rispetto a quello che ci è stato raccontato da altro settore di
questa aula. Ho visto riprese ed immagini, ho visto gente a torso nudo con
kefiah, persone vestite con magliette disparate, gente invece travisata con
caschi da motociclista, uomini sotto i passamontagna, persone con bardature di
diverso tipo che, evidentemente, avevano indossato perché non avevano
intenzione di partecipare pacificamente a quel tipo di manifestazioni.

Roberto
Menia, parlamentare

Lei
però mi sta chiedendo se abbia delle informazione sui black bloc quando gli
otto servizi segreti più potenti del mondo, con tutte le informative che
possono avere e con i blocchi alle frontiere, sono riusciti a far sì che
arrivassero tutti questi gruppi violenti nel centro di Genova, lasciandoli
liberamente «scorrazzare». Lei capisce che è come chiedermi perché non si
sia riusciti noi stessi a fermare i black bloc dopo che il 21 luglio aveva
telefonato il dottor Mortola [capo della digos genovese]. Noi in quella
circostanza siamo stati chiarissimi, invitandolo ad agire, in quanto sia egli
sia le forze di polizia avevano l’autorità e gli strumenti per farlo, mentre
noi non avevamo né l’uno né gli altri.

Vittorio
Agnoletto,
Audizione di fronte alla commissione
parlamentare, 6 settembre 2001

 

Il
Capo della Polizia ci ha detto che avrebbero trattato bene i buoni e male i
cattivi, affermando che il livello di repressione sarebbe stato correlato alle
misure adottate: quindi, se uno avesse tentato di passare la linea rossa senza
strumenti di offesa, ci sarebbe stato un certo livello di risposta. Il problema
è che è successo altro!

Vittorio
Agnoletto, Audizione di fronte alla commissione parlamentare, 6 settembre 2001

 


Il
Genoa social forum – del quale faccio parte – ha interloquito con voi e ha
garantito per se stesso e per le proprie scelte. Naturalmente nessun individuo
del nostro gruppo può pensare di attrezzarsi per organizzare servizi d’ordine,
ancor più perché il GSF è composto da gente pacifica. Tuttavia, sul terreno
della prevenzione, avremmo voluto che venissero impediti arrivi. In questo
senso, l’unico risultato ottenuto è stato quello di impedire le
manifestazioni a centocinquanta persone di una nave greca, le quali sono state
rispedite al mittente.»

Graziella
Mascia, parlamentare


Nella
tarda mattinata, il capo della DIGOS genovese, Spartaco Mortola, telefona a
Massimiliano Morettini, uno dei coordinatori del Genoa social forum, per
avvertirlo che nella piazza ci sono dei gruppi di black bloc che vogliono
accodarsi in fondo al corteo, chiedendo al Genoa social forum di non farli
inserire. Il coordinatore, Massimiliano Morettini, esprime contrarietà al fatto
che la Digos non intervenga a bloccare i black bloc, sapendo che ci sono e che
sono dietro al corteo e invita le forze dell’ordine a muoversi per prevenire l’aggancio
dei black bloc al corteo. Infatti, noi, avendo parlato di iniziative pacifiche,
eravamo con le mani alzate, mentre quelli erano armati e di certo, per
definizione, questo compito non spettava a noi, ma a loro. Nonostante questa
richiesta non succede assolutamente nulla.

Vittorio
Agnoletto, Audizione di fronte alla commissione parlamentare, 6 settembre 2001

 

Genova
con il suo schieramento di quasi sedicimila uomini è il vero test per il mega
apparato messo in campo dal Viminale. Un apparato che potrà contare anche sul
sistema di satelliti spia Usa che terrà sotto controllo Genova per tutta la
durata del vertice. E a proposito di spie, già da giorni sono arrivati in
città gli agenti dei Servizi segreti del Sisde ma soprattutto quelli americani
e inglesi. E Genova per le forze di polizia sarà anche terreno di prova per
nuove tecniche e nuovi "strumenti" di dissuasione. Scudi in plexiglas
più piccoli dei soliti, elmetti in materiale più resistente, manganelli in
gomma dura, giubbotti anti-strappo.

Guido
Alfieri, Il Messaggero, 19 luglio 2001

 

Tenuto,
altresì, conto della consistenza numerica della popolazione residente nell’area
protetta e della insistenza in quel territorio di una zona di per sé a rischio
come i carrugi, all’interno della "zona rossa" era stato previsto un
servizio di controllo nei giorni antecedenti e in quelli dello svolgimento dei
lavori del vertice, coordinato dal direttore del servizio centrale operativo e
finalizzato ad individuare le possibili insidie a persone e/o cose, oltre che
naturalmente alla popolazione residente. Si è reso pertanto indispensabile un
notevole impiego di qualificate risorse della polizia giudiziaria, proprio in
ragione della specifica attività da svolgere, che è consistita soprattutto in
perquisizioni, ispezioni e ricognizioni, protrattesi per molti giorni, sia prima
sia dopo la recinzione dell’area. È stata proprio tale attività preventiva
che ha consentito di garantire un’elevata protezione: in particolare, sono
state eseguite 92 perquisizioni domiciliari e 273 ispezioni di locali; sono
state identificate 4.073 persone per accertarne la legittima permanenza nell’area
di massima sicurezza; sono state arrestate 22 persone (7 italiani e 15
stranieri); sono state denunciate in stato di libertà 38 persone (22 italiani e
16 stranieri).

Gianni
De Gennaro, capo della polizia, Audizione di fronte alla commissione
parlamentare, 8 agosto 2001

 

Intanto
fa discutere il piano di emergenza elaborato dalla regione e che prevederebbe,
oltre un locale refrigerato di 500 metri quadri da adibire a obitorio, anche 200
body bag: i sacchi da morto che si vedono nei film sul Vietnam.

Il
Manifesto, 20 giugno  2001


 

"Ci
hanno detto che a Genova, come a Québec city, verrà innalzato un muro. Ebbene,
noi lo abbatteremo". E le regole? Non sostiene il Genoa Social Forum che,
durante le manifestazioni, non verranno danneggiate né cose né persone?
"Il muro non fa parte delle strutture della città", taglia corto
Casarini. Dunque ci saranno scontri? "Prevedo proprio di sì". Noi
Tute Bianche li affronteremo, con i mezzi che abbiamo. Mentre i pacifisti, in
Chiesa, pregheranno per la nostra incolumità"

Luca
Casarini, Corriere della sera, 4 luglio 2001

 

Le
Organizzazioni Non Governative (ONG) e le Reti italiane – che si riconoscono nel
Genoa Social Forum e sono nei network internazionali che si battono per la
giustizia sociale e la pace, per la prevalenza dei diritti globali di
cittadinanza sulle logiche del profitto – presentano oggi la propria proposta
per fermare il G8. Lanciando anzitutto l’idea di un’Assemblea rappresentativa di
tutti i popoli che consenta di rifondare le Nazioni Unite.

Dalla
dichiarazione del GSF del 5 luglio

 


C’era
da concordare un segnale simbolico per le Tute Bianche, bastavano cinque
centimetri di zona rossa… ma non è stato possibile contrattare nulla.

Zanella,
deputata dei Verdi, Il manifesto, 22 luglio


 

Una
"internazionale nera" dei "servizi" sembra essere stata
messa in piazza contro i contestatori della globalizzazione

Attac
France, comunicato del 27 luglio

 

[Occorre]
un’iniziativa nazionale ed europea per mettere fuori legge i gruppi neonazisti
e i Black-bloc, allargando il modello della legge Mancino, già esistente in
materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa, [
iniziativa che
]
servirà a evitare confusione tra associazione pacifiche e idioti violenti.

A.
Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi

 

Il
Capo della Polizia ci ha detto che avrebbero trattato bene i buoni e male i
cattivi, affermando che il livello di repressione sarebbe stato correlato alle
misure adottate: quindi, se uno avesse tentato di passare la linea rossa senza
strumenti di offesa, ci sarebbe stato un certo livello di risposta. Il problema
è che è successo altro!

Vittorio
Agnoletto, portavoce del GSF, Audizione di fronte alla commissione parlamentare,
6 settembre 2001

 

Lo
Stato non è più, d’ora innanzi, il nemico da abbattere, ma l’omologo con
cui dobbiamo discutere.

Luca
Casarini, Il Gazzettino, 23 aprile 1998

 


Il
G8 ha lavorato bene e, per la prima volta, si è aperto alla società civile

Silvio
Berlusconi


 

«Il
nostro è uno stato democratico dove nessuno ha il diritto di pensare che vi
siano soppressioni di libertà»

Gianfranco
Fini dopo il G8

 

È
un errore credere che la nonviolenza sia pace, ordine, lavoro e sonno
tranquillo, matrimoni e figli in grande abbondanza, nulla di spezzato nelle
case, nessuna ammaccatura nel proprio corpo. La nonviolenza non è l’antitesi
letterale e simmetrica della guerra: qui tutto infranto, lì tutto intatto… la
nonviolenza significa essere preparati a vedere il caos intorno, il disordine
sociale, la prepoteza dei malvagi, significa prospettarsi una situazione
tormentosa.

Aldo
Capitini


 

È
più facile battere un centinaio di uomini che uno solo, specialmente se questi
colpisce di sorpresa e scompare misteriosamente. La polizia e l’esercito
saranno senza potere se Mosca è coperta di questi piccoli distaccamenti
inafferrabili. […] È impossibile per loro prenderli tutti poiché dovrebbero,
per questo, riempire ogni casa di cosacchi.

Avviso
agli insorti. Mosca, 11 dicembre 1905

 

[I
black bloc] sono centinaia di psicopatici vestiti di nero che il Ministro degli
Interni ha infiltrato, aizzato e utilizzato contro il movimento

Francesco
Berardi "Bifo"

 

Tra
gli indagati figura anche un giornalista genovese, sorpreso dallo scatto di un
fotografo mentre esce da un supermercato devastato dalle tute nere con un paio
di confezioni di mozzarella.

Il
Secolo XIX, 1 agosto 2002

 

"Ci
rivolgiamo a Lei come massima autorità dello Stato Italiano e come garante
delle nostre istituzioni in questa fase di passaggio di legislatura, affinché
siano tutelate nei giorni del vertice dei G8 libertà di espressione e di
manifestazione ai cittadini del mondo. Crediamo che le istituzioni repubblicane
del nostro Paese, proprio per la loro storia e per i principi su cui si fondano,
non possano e non debbano decidere di autorità di negare gli spazi del
confronto democratico e sospendere i diritti fondamentali dei cittadini.
Chiediamo che le nostre istituzioni diano un segnale consapevole di maturità e
di apertura nei confronti di quelle campagne, reti e organizzazioni non
governative che stanno crescendo in questi anni, impegnandosi per l’affermazione
nella società dei principi di equità, giustizia e sostenibilità. Sin ora,
nonostante la nostra massima disponibilità al confronto, purttroppo non abbiamo
avuto risposte dal Governo. Per questi motivi ci rivolgiamo a Lei affinché a
Genova sia garantita la libertà di espressione e manifestazione."

Lettera
a Ciampi del Gsf, dalla stampa genovese del 4 aprile

 

Ci
sono anche i maggiori rappresentanti della sicurezza nazionale: il capo della
polizia De Gennaro e il suo vice Ansoino Andreassi. Tredici alti funzionari
contro sette "nani" antiglobalizzazione.

I
nuovi ribelli incontrano i vecchi nemici. La cronaca di ieri è un abbozzo di
sceneggiatura, perché i protagonisti ancora non si conoscono. Non loro almeno,
questi sette moschettieri che vogliono fustigare i grandi del mondo. Cinque sono
in trasferta: Massimiliano Morettini e Chiara Cassurino da Genova, Peppe De
Cristofaro da Napoli, Fabio Lucchesi da Lucca e Vittorio Agnoletto da Milano.
Luciano Muhlbauer e Anna Pizza venivano invece dai rispettivi uffici romani: la
confederazione dei Cobas.

La
Repubblica, 29 giugno 2001

 

Le
fantasie del potere

Verso
il G8 di Genova: oggi un incontro a Roma. Frattini apre ai dimostranti
"pacifici"

Anna
Pizzo – Genova

Quanto
alla trattativa, il Genoa social forum chiederà al presidente della repubblica
di farsi garante "del diritto di espressione e di manifestazione di tutti i
cittadini" e di far cessare la campagna propagandistica che disegna scenari
apocalittici. E al nuovo presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, di
riprendere la trattativa interrotta (o meglio mai realmente
iniziata).

Il
Manifesto 24 maggio 2001

 

I
mille nodi di una rete multicolore

Mario
Pianta

Se
è già in qualche misura consolidato il dialogo con le istituzioni e i vertici
che hanno definito i termini dei problemi globali, la sfida oggi è aprire alla
società civile anche le istituzioni e i vertici che hanno poteri di definire
direttive o decisioni. E’ per questo che Fmi, Banca mondiale e Organizzazione
mondiale per il commercio sono ora gli obiettivi principali dei movimenti
globali. In gioco c’è una prova decisiva per le possibilità di democratizzare
il sistema internazionale e di consolidare in istituzioni di tipo nuovo la
carica di cambiamento portata dai movimenti
.

Manifesto
12 giugno 2001

 

"Un
atto contro il Gsf"

Cinzia
Gubbini

"E’
il Torino style – aggiunge Daniele Farina – sapevamo che qualcuno avrebbe
provveduto a inasprire il clima con fatti cruenti".

"E’
una provocazione. Vogliono farci cadere nella spirale della violenza, nella
logica dell’azione-reazione. L’unica risposta possibile è una partecipazione
ancora più ampia alle manifestazioni di Genova". Questo il commento a
caldo di Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa social forum, il viso tirato
dopo l’annuncio dello scoppio nella caserma dei carabinieri di San Fruttuoso.
"Bisogna guardare alle frange interno allo stato – aggiunge – quelle che
possono mirare alla distruzione di un movimento trasversale che ha saputo
tessere relazioni con le istituzioni, con pezzi della società civile finora
lontani". Oggi Agnoletto andrà a trovare in ospedale il carabiniere
ferito: "Deve essere chiaro che i nostri nemici non sono certo i ragazzi
obbligati a svolgere mansioni di ordine pubblico. Noi manifesteremo, ma le
nostre azioni, come abbiamo più volte ribadito, saranno nel totale rispetto
della città e delle persone, anche in divisa".

Insomma,
la lettura degli "antiglobalizzatori" è chiara: non sono loro ad
avere interesse che la tensione salga. "La bomba esplosa questa mattina a
Genova è una bomba contro il movimento – si legge nel comunicato unitario del
Gsf – non è casuale che questo attentato avvenga nel giorno dell’apertura del
Public Forum. L’ attentato cerca di chiudere la bocca alle nostre ragioni".
"Sconfiggiamo la paura, veniamo tutti a Genova", diventa così il
nuovo motto del Gsf (che ormai conta mille adesioni), mentre la città è già
pacificamente invasa dalle prime delegazioni di manifestanti: l’accoglienza
regge benissimo e si respira un bel clima nonostante i controlli, le
perquisizioni, e l’alacre lavoro per blindare la zona rossa.

"Ecco
che l’apputamento di Genova diventa un’occasione ancora più interessante –
osserva Matteo Jade, uno dei portavoce delle Tute bianche – abbiamo
l’opportunità di riscrivere il finale di un copione già noto. In Italia è
sempre andata così: nel momento in cui migliaia di persone contestano il
potere, come ora per chiedere una globalizzazione all’insegna della dignità e
della persona, arriva la bomba. Una strategia per mettere il bavaglio al
movimento, per intimorire le persone, per farle stare a casa. Questa volta,
però, possiamo dimostrare che le cose possono andare in un altro modo. Venite
in tanti". La condanna dell’attentato è dunque ampia e senza ambiguità.
"Il pacco bomba inviato a Genova costituisce un atto gravissimo di
terrorismo. La nostra condanna è come sempre fermissima", dichiara Tom
Benettollo dell’Arci. "I fatti di questa mattina confermano che a Genova è
in gioco la democrazia di questo paese e questo rafforza l’appello a
esserci", rilanciano il Leoncavallo e le Tute bianche di Milano. "E’
il Torino style – aggiunge Daniele Farina – sapevamo che qualcuno avrebbe
provveduto a inasprire il clima con fatti cruenti". Un appello a
"svelenire il clima" scendendo in piazza arriva anche dalle
congregazioni missionarie. "Il corteo del 21 va fatto assolutamente – dice
padre Giovanni La Manna – è l’unica possibilità di dialogo pacifico". E
non mancano i consigli, da parte di chi una certa esperienza ce l’ha:
"Vigilate. A Barcellona durante la manifestazione contro la Banca mondiale
abbiamo fotografato poliziotti vestiti da contestatori intenti a spaccare
vetrine", ricorda José Maria Antentas della Campagna contro la Banca
mondiale. Walden Bello, del Focus on the global south, nota: "Il movimento
antiglobalizzazione sta crescendo e per questo fa paura".

Manifesto
17 luglio 2001

 

Dentro
la società della comunicazione, la rappresentazione è un elemento formidabile:
per loro di controllo, per noi di ribellione. E finora, dal punto di vista della
comunicazione, li abbiamo devastati

Luca
Casarini, La Repubblica, 16 luglio 2001

 

Al
Black bloc, hanno permesso di fare tutto quello che hanno voluto, a noi, che
sfilavamo pacificamente, ci hanno sparato addosso" dichiara Luca Casarini,
leader dei centri sociali.

Newport,
23 luglio 2001

 

Allo
stesso tempo, abbiamo fatto il possibile per difendere le decine di migliaia di
persone confluite nei nostri cortei, tenendo a distanza gruppi estranei che
volevano infiltrarsi nelle nostre fila.

Piero
Bernochhi (Cobas), "Un forum da discutere", il manifesto, 29
luglio 2001

 

Casarini:
"Si indaghi sui neonazi infiltrati" –
Il leader
delle tute bianche: è stato Fini a dettare la linea dura

Anais
Ginori

Roma
– Luca Casarini, il più discusso dei leader del Genoa Social Forum, non si
considera sconfitto dopo la battaglia di Genova. "Volevano dimostrare di
essere più forti, ci sono riusciti. Ma noi continueremo a combatterli con la
disobbedienza civile, rifiutando il confronto militare". Rientrato a
Padova, il portavoce delle tute bianche contrattacca: "C’è una campagna di
veleni su di me e sul movimento. Qualcuno mi vuole vedere in prigione,
cercheranno di arrestarmi".

Di
chi parla?

"E’
chiaro che do fastidio. Disturbo Gianfranco Fini che, appena arrivato a Genova,
è passato a Forte San Giuliano per impartire la linea politica sulla gestione
dell’ordine pubblico. E cioè massacrare i manifestanti, dissuadere chiunque a
scendere in piazza per esprimere il dissenso".

Chi
altro la teme?


"Metto
in difficoltà una certa sinistra perbenista che, come ha spiegato Violante,
pensa che violare una legge ingiusta sia sempre sinonimo di criminalità e
magari mi accusa di dialogare con i black bloc. E’ una bugia. Accreditarmi come
l’anello di congiunzione con i violenti, è falso. Tra noi e i black bloc la
distanza è abissale. Loro hanno fatto un grande favore al G8".

Chi
sono i black bloc?

"Non
è un’organizzazione. È una tattica di lotta che esiste da diversi anni. E’
stata già a Seattle, a Praga, a Nizza, in Quebec. E’ una logica estranea a noi
politicamente e culturalmente. Il concetto della devastazione è l’altra faccia
dell’omologazione. I black bloc sono stati cinicamente utilizzati contro di
noi".

In
che modo?

"Se
non ci fosse stato un campo di battaglia il governo non avrebbe potuto
organizzare la gigantesca repressione militare per caricare a freddo un corteo
di diecimila persone, con duecento giornalisti, che marciava compatto e non
aveva lanciato neanche uno spillo. Nella trappola di via Tolemaide ci hanno
massacrato i carabinieri mentre centinaia di poliziotti stavano a guardare. I
parlamentari che erano nel corteo telefonavano alla questura, al prefetto, e
questi rispondevano: "Non sappiamo cosa sta accadendo"
. Una
repressione mai vista in Italia. Molti amici che hanno vissuto gli anni Settanta
sono rimasti sbalorditi".

Dopo
Genova, il movimento deve fare una scelta netta contro la violenza.

"Noi
l’avevamo già fatta e la confermiamo. Il conflitto sociale è necessario contro
la violenza dell’impero. Non siamo divisi su questo, siamo tutti radicali".


Continuerete
dunque a manifestare con accanto i black bloc?

"Stiamo
discutendo nel movimento di come proteggerci. Ma mi interesserebbe che ci fosse
una reale indagine su questi black bloc. Un’etichetta di comodo per lanciare una
nuova caccia alle streghe. Mi risulta che a spaccare tutto ci fossero anche
molti neonazisti, militanti di Forza nuova. Sul vostro giornale è stato
intervistato un black bloc inglese che ha detto di essere stato invitato dai
camerati italiani. Avete pubblicato foto, nome e cognome. Non mi risulta che sia
stato arrestato ed è tornato a casa tranquillamente


La
Repubblica
, 31
luglio 2001
 

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