Sono ormai finiti i tempi in cui la scuola si poteva considerare un sistema
chiuso, con problemi suoi, che si dovevano portare fuori per inserirli in un
contesto più ampio (quartiere, fabbrica, ecc…). Adesso la scuola è proiettata
in pieno nelle contraddizzioni generali del conflitto sociale. Solo che pur
essendosi proiettata di fatto, non è detto che gli studenti (e i professori )
siano coscenti e compartecipi di questa realtà.
In pratica la scuola assolve a ben precise funzioni che si vanno sempre di più
adeguando alle realtà produttive.
1) Qualificazione.
La funzione di produrre capacità lavorativa qualificata si è ridotta moltissimo
in quanto il sistema produttivo non ha più bisogno di specializzazioni
verticali, caratterizzate da alte qualificazioni e scarse capacità di
adattamento, ma, al contrario ha bisogno di specializzazioni orizzontali, con
gente che sappia fare un gran numero di cose, scarsamente qualificate, e
quindi abbia una maggiore disponibilità ad adattarsi a cambiare lavoro o
anche a vivere alungo semplicemente cercando lavoro.
2) Indeterminazione dei contenuti insegnati. In
sostanza i contenuti culturali della qualificazione sono sempre disponibili e,
dato il notevole progresso scientifico, a tutti i livelli, esistono strumenti
molto accessibili per il travaso di questi contenuti( ad esempio, libri di
testo, audiovisivi, computer, film, registrazioni, ecc…). Solo che il passaggio
non avviene e, quando avviene, si realizza in modo parziale. Il contesto
generale non è stimolante. Gli insegnanti non sono, a loro volta,
sufficientemente qualificati. Inoltre, si rendono conto che non esistono
sbocchi operativi ai loro sforzi. Da qui una riduzione anche dello sforzo
minimo di trasmettere questi contenuti culturali che, pure, sarebbero
disponibili. Ne risulta una generale depauperizzazione culturale della scuola,
la quale corrisponde al bisogno del capitale di costruire una massa di esclusi
con minori contenuti culturali a disposizione.
3) Mentalità democratica. E’ una funzione
“nuova” del sistema educativo. Un individuo per essere flessibile, adattabile,
mobile, non può essere educato autoritariamente. Deve imparare a partecipare
fin dalla più tenera età. Da ciò il largo uso di processi assembleari e la
scomparsa della vecchia concezione autoritaria e nozionistica.
4) Contributo alla soluzione del problema
occupazionale. Consiste nel tentativo di indirizzare “preventivamente” la
futura mano d’opera verso i settori che correranno meno il rischio di
disoccupazione. Ciò non tanto facendo ricorso ai “numeri chiusi” nelle facoltà
o nelle scuole superiori, ma, semplicemente, sviluppando una diversa ideologia
e una scala di valori modificata rispetto alle tradizionali ripartizioni
dell’attività umana.
5) Tutela sociale. La scuola riduce la
tensione e i conflitti sociali semplicemente fermando la potenziale futura
pressione sui livelli occupazionali, dentro un’istituzione che diventa cosi una
specie di parcheggio.
6) Produrre consenso. La scuola impiega
vari processi per realizzare questo scopo. Alcuni hanno natura “oggettiva”,
cioè vengono realizzati semplicemente perché la scuola è diventata obbligatoria
fino ad una certa età ( ciò, come abbiamo visto, comporta notevoli benefici per
il capitale). Altri sono proprio voluti e programmati. Questi ultimi sono:
a) valutazione
positiva del modello culturale capitalista attraverso la rielaborazione dei
concetti di risparmio, lavoro, proprietà, famiglia, Dio, Stato, ecc…;
b) accettazione
del modello economicistico della società, per cui la soluzione migliore è
sempre quella che produce col minimo sforzo il massimo risultato;
c) ostacolo
ai comportamenti “devianti”, ma facendo ricorso alla discussione e alla critica
ed evitando – per quanto possibile – la repressione brutale;
d) accettazione
(critica) del modello gerarchico, in quanto la gerarchia esiste perché è la
soluzione migliore al problema del funzionamento sociale. Essa, quindi, non
viene imposta ma solo accettata criticamente ( cosa molto più efficace );
e) costruzione
di un ponte tra sistema economico e sistema scolastico, cosa che garantisce una
migliore rispondenza delle attività della scuola alle richieste della
situazione produttiva in genere;
f)
veicolazione all’interno della scuola dei problemi
sociali più scottanti(“terrorismo”, mafia, droga, ecc…) perché qui possano
ricevere un “trattamento” idoneo per diventare altrettanti elementi di
uniformità ideologica e quindi di consenso sociale;
g) fornitura
di una generica capacità di adattamento, la quale consentirà alla futura forza
lavoro di sopravvivere anche in condizioni di profonde modifiche occupazionali.
bella idea, bel blog…
alle funzioni della scuola indicate da bonanno io aggiungere l’accettazione del sistema di delega e rappresentanza che si palesa fin dal primo anno di superiori, quando uno studente si trova a votare un rappresentante di classe, uno di istituto, e uno per la “consulta” (ma che in realtà si esprime anche nel momento in cui viene semplicemente delegato a un libro o ad un professore un giudizio o una semplice valutazione storica, politica, religiosa ecc)…
altro punto credo sia la prematura “familiarizzazione” con un sistema meritocratico, che mette in mette in concorrenza uomo con uomo: ovvero la base capitalismo stesso.
Saluti da firenze
http://sap.noblogs.org/